170 LIBRO II, CAPO XI. approdati ad Ostia, avevano sui loro vascelli (1). Ma in seguito avrò occasione di ricordare severissime leggi stabilite dalla nostra repubblica contro siffatti trafficatori di carne umana, i quali, benché in minor copia, continuavano ad esercitarne l’infame commercio anche nel secolo decimosesto. E in Venezia stessa se ne tenevano di molti, comperali per lo più dalla Dalmazia, dalla Grecia, dalla Romagna, dal ducato di Bari, da quello di Benevento, dalla Toscana ; e si tenevano nelle case dei nobili come oggetto di lusso. E tradizione tra noi, che un tempo i gondolieri delle primarie famiglie fossero mori o negri ; la quale tradizione vediamo anche confermata da qualche antica pittura. In somma, troppo allungherei queste pagine se mi volessi trattenere minutamente sul commercio dei veneziani, nell’ età di cui parlo. Non v’ ha storico di qualsiasi nazione, il quale non faccia memoria delle relazioni de’ suoi avute coi veneziani in affari di fiorente mercatura : le quali relazioni crebbero assai più e si dilatarono in seguito ; ed avrò occasione a questo proposito di ricordare convenzioni e trattati e franchigie stipulate dai nostri coi sovrani delle altre nazioni, particolarmente dell’ Asia, donde i loro più considerevoli vantaggi traevano. I quali vantaggi non si limitavano al solo guadagno del traffico. Eglino, scorrendo le coste occupate dai saraceni e frequentando la capitale dell’ impero di oriente, prendevano cognizione delle arti di quei popoli ; vedevano edifizii sontuosi ; avevano 1’ opportunità di penetrare in ogni officina, ove si fabbricavano quei tessuti tanto invidiati né mai imitati nell’ occidente ; e cosi a poco a poco rendevano di loro proprietà quelle arti, le cui cognizioni trasferivano alle patrie lagune. Alla scuola dei greci perfezionarono allora la nostra architettura navale ; sicché ben presto le navi dei veneziani si acquistarono nell’ Adriatico la riputazione, che quelle dei loro maestri vi avevano avuto altra volta. (i) Ved. nella pag. 93.