12 PREFAZIONE dei nostri padri. Nè di siffatte opinioni trovansi meno impressi degli altri popoli dell’ Italia gli stessi nostri veneziani ; quelli, intendo dire, che lessero la storia della loro patria dalle favolose narrazioni de’ sunnominati scrittori ; massime, lo ripeto, dell’ infedele Laugier. Ma e dovremo noi apprendere la storia nostra da cotesti stranieri, i quali, per darle un aspetto di novità e per far nome a sè stessi, la travisarono, la deformarono? Qual mai logica insegnò a preferire, in latto di storia, le testimonianze rimote e straniere alle nazionali e vicine ? Ed eccomi a parlare dei nostri, che scrissero la storia di Venezia. E primieramente nominerò quelli, che per ordine pubblico, e dal governo medesimo stipendiati, ne raccoglievano i fasti, le memorie, le azioni, e che il carattere perciò vestivano e il titolo assumevano di storici pubblici o di storiografi della Repubblica. Di questi formò un erudito catalogo il celebre Apostolo Zeno, nella dotta sua prefazione per la collana degl’ Istorici delle cose veneziane, i quali hanno scritto per pubblico decreto. Egli, dal primo tempo, in cui la Repubblica stabilì scrittori, che ne tramandassero ai posteri le memorie j e ciò avvenne nel secolo XV ; sino all’ultimo, che viveva ai suoi giorni, ne ha numerato quindici. Perchè, sebbene parecchi altri in addietro avessero scritto a lor beneplacito la storia di Venezia sino ai propri giorni, il solo Marco Antonio Sabellico fu il primo, le cui deche, comechè scritte di propria elezione, « furono approvate dal senato e ricom-» pensate coll’ annuo assegnamento di dugento ducati d’ oro, n sua vita durante, n Le quali deche, comprese in ventitré libri, abbracciano gli avvenimenti della Repubblica, esposti in latino, dall'origine di essa sino all’anno i486. Nè solamente di pubblico storico egli sostenne 1 ufficio : fu anche custode della libreria di san Marco, e lo furono similmente i due storici pubblici, che lo susseguirono, Andrea Navagero