anno 1005. 325 posero in capo ai due sposi due corone d’ oro; e poscia, prendendoseli in mezzo, li presentarono con grande formalità alla corte e al popolo. Tre giorni durò la solennità di cpiclle nozze, le quali si festeggiarono con lauti e splendidi conviti nell’ imperiale palazzo, nominato iconomico. Sempre vi furono presenti gl’imperatori e tutti i i "'\ndi della corte : e quelli e questi, secondo il costume loro, regalarono copiosissimi e ricchissimi doni ai novelli sposi. La principessa Maria aveva portato in dote un magnifico palazzo in Costantinopoli : in esso riliraronsi ad abitare, tosto che furono finite le formalità delle nozze, e vi si trattennero alquanto di tempo, finché cioè 1’ imperatore Basilio, zio della sposa, ritornò vincitore da una spedizione guerriera contro i bulgari, alla quale aveva voluto presiedere in persona. Reduce appena, volle conferire al novello nipote la dignità nobilissima di patrizio; dignità superiore a qualunque altra, che si potesse conferire da quella corte. Con tutte le regole del ceremoniale bizantino se ne compì la solennità. Gl’ imperatori nel crisotriclinio seduti in pubblico, con lutto lo splendore dell’ asiatica magnificenza, alla presenza del senato e del popolo, e circondati da innumerevoli guardie imperiali, crearono il novello patrizio. E creatolo appena, le guardie suddette lo circondarono e lo condussero all’ ippodromo, ove presentossi al popolo e alle truppe, che ne acclamarono il nome con evviva strepitosi e prolungati. Vestito di porpora e di oro si trasferì, accompagnato dallo stesso corteggio, alla chiesa metropolitana di santa Sofia; ivi incontrollo il patriarca, da cui ricevette la benedizione e l’eucaristica comunione (1). Finalmente, lasciata alla basilica una grossa offerta, venne ricondotto alla sua abitazione. Nè molto dopo si congedò dalla corte per ritornare a Venezia colla sposa e col fratello, colmi tutti e tre di preziosi regali e di carezze e di onorificenze. Da per tutto, ove lungh’esso il viaggio toccarono terra, furono festeggiati e onorati con indicibile allegrezza, (i) Caeremon. Aulae byzantinae; lib. I, cap. XLIII.