78 LIBRO I, CAPO XV. la nazione il merito di Anafeslo ; perciocché, parlando di lui, il cronista Andrea Dandolo lo qualifica freddamente per un uomo abbastanza lodevole : ma nulla se ne sa di certo. Comunque se ne voglia conghietturare, certo è, che i tempi erano molto sconvolti da per tutto, e che non era sì facile il preservare intatto da qualsifosse nocumento straniero ogni angolo delle spaziose nostre lagune. Tulta-volta gravi danni non ebbe a soffrire la veneziana federazione ; e se ne soffrì in questo tempo, furono causali dalle ambiziose pretensioni dei due metropoliti di Aquileja e di Grado. CAPO XV. Discordie tra i due 'patriarchi di Aquileja e di Grado. Imperciocché lo scisma dei tre capitoli, circa il medesimo tempo, erasi potuto estinguere per opera del romano pontefice Sergio : precisamente nell’anno 717 ; e ce ne assicurano il Beda, nella sua storia ecclesiastica, ed il coevo all’ avvenimento Paolo diacono (I). Era metropolita della vecchia Aquileja, sino dall’ anno 711, un Sereno, il quale, per la mediazione del re Liutprando, ottenne dal pontefice Gregorio II il distintivo del pallio, egualmenle che il metropolitano di Grado. La sede gradese possedevasi allora da un Donato, conferitagli due anni avanti. Gonfio Sereno per la nuova prerogativa, nulla curando le ammonizioni del pontefice in favore della chiesa di Grado, non tralasciava d’ inquietarla tutto dì con sempre nuove molestie nella spirituale giurisdizione egualmenle clic nella temporale. I vescovi dell’ Istria, uniti al loro metropolitano Donalo, fecero istanza al pontefice ed ottennero, ch’egli di bel nuovo scrivesse al patriarca Sereno e gli comandasse di rispettare la giurisdizione gradese, vietandogli di avvicinarsi per qual si fosse cagione ai confini di quella, ed obbligandolo a starsi contento di ciò, (i) Lib. 6, cap. ■ 4-