IO PREFAZIONE degli altrui magnanimi pensamenti ? Con tutta ragione perciò egli scriveva (*), manifestando il comune desiderio e il bisogno di una storia della nostra Repubblica : « Molte colpe n e molti errori politici si ebbero a rimproverare ai Vene-» ziani, che se verrà scritta una buona storia spariranno. r> Una buona storia non si potè e non si poteva avere finora, per le tante ragioni a noi notissime \ ma che pur devo enumerare, acciocché i nostri posteri non le ignorino. E primieramente, chi scriveva nei giorni della Repubblica non poteva scrivere una buona storia, perchè non gli era lecito dire la verità ; massime su certi articoli di veneziana politica, i cpiali per conciliare al governo rispetto e forza, esigevano un non so che di mistero •, e questo mistero appunto diede poi luogo a tante strane ed arbitrarie interpretazioni, per lo più odiose e maligne, le quali sparsero a poco a poco ed ingrandirono sino a gigantesco fantasma il rigore, tacciato gradatamente di barbarità e di tirannia, per cui la Repubblica mantenevasi rispettata e possente. Imperciocché è cosa certa ed evidente, che la secretezza nel maneggio dei pubblici affari, quanto è necessaria per porre un argine all' immaturo giudizio di que’ privati, che o per mal talento, o per leggerezza di mente, o per ambiziose mire, si erigono a censurarne, a biasimarne, ad attraversarne i progetti, altrettanto è cagione di ambiguità nell’ animo degli spettatori, di nociva diffidenza, di sinistre interpretazioni sulle misure, sui consigli, sui passi, sulle determinazioni del taciturno governo -, e quindi, purché se ne dica, non badasi di dirne a diritto o a rovescio, argomentando per lo più contro la buona logica, e progredendo dalla possibilità alla probabilità, e da questa alla realtà delle cose. Di qua tante favolose e romanzesche narrazioni degli storici oltremontani, i quali, (*) Nella pag. 85, cap. x, epoca Vili.