* 226 LIBRO II, CAPO XXVIII. » parole 11011 esprimono una nuova concessione di moneta ; ma un » semplice riconoscimento di quella, che già (la molto tempo vi si » faceva. » Ed egualmente colle medesime parole è registrato anche nel diploma, che due anni dopo concesse ai veneziani il re Ugo, competitore (li Rodolfo: il quale diploma è similmente registrato nel suddetto codice Trevisaneo. Avvertirò bensì, che in nessun altro diploma di simil genere, che si conosca, non prima non dopo dei due suindicati, si trova fatta menzione della moneta veneziana, riconosciuta e concessa negli stati imperiali d’Italia. Convien dire, che in questo tempo o fosse insorta una qualche difficoltà nelle provincie su tal proposito, o i veneziani ne avessero chiesto una dichiarazione per maggiore sicurezza e prosperità del loro commercio. Appartiene alla storia ecclesiastica di questo tempo il vescovato di Domenico David, figlio di Pietro Orciano, cui il popolo delle isole reaitine volle innalzato alla sede olivolese, dopo la morte del vescovo Domenico Villonico, circa Tanno 911. L’Orciano aveva moglie e figliuoli ; e non di meno i rivoaltesi, ad onta della fermissima ripugnanza di lui, lo vollero loro pastore, perchè ne veneravano la purezza e la santità dei costumi (1). E ricevuta ch’egli ebbe la sacra ordinazione, visse in perfetta continenza colla moglie, che tenne tuttavia presso di sè. 11 qual fallo attesterebbe, non essere per anco stata tra i veneli, forse per la frequente loro comunicazione cogli orientali, così stretta e immutabile la legge del celibato, come lo è presentemente nella Chiesa Ialina ; perchè « egli è certo, » dice il Gallicciolli (2), che se la disciplina di quei tempi in Ve-» nezia avesse escluso assolutamente dagli ordini clericali gli » ammogliati, clero e popolo non avrebbero immaginato di eleg- • gere un tal uomo vescovo, nè i prelati ordinato l’avrebbero. » (1) Croi), del Dandolo,«Flannu. Corna- po XI, §. 7, num. 817, della pag. 87 del ro. Eccl. ven. Ioni. IV. (2) Lib. 11 delle" Meni. ven., ecc. ca-