334 LIBRO III, CAPO IX. perchè lo era già da due anni, circa (1). Ma que’due valenti storici francesi non lo avevano saputo allora, e perciò ebbero bisogno di immaginare le acclamazioni di tutte le voci e l’influenza del nome paterno per conciliargli il cornuti voto, e così farlo innalzare alla dignità di doge. Benché Ottone contasse soltanto diciotto anni di età; era però dotato di singolare prudenza e di somma saggezza, le quali gli confermarono sempre più 1’ affetto della nazione e lo resero degno della stima degli stranieri. Geiza, re d’Ungheria, ne cercò l’amicizia e ne chiese la parentela coll’offerirgli in isposa una sua figliuola. Quest’ offerta gli assicurava un appoggio, per conservare alla repubblica il dominio della Dalmazia; ed egli non esitò ad accettarla. Volle non di meno averne l’assenso della nazione, e 1’ ebbe pienissimo. Questa principessa era sorella del famoso Stefano I, che diventò re d’ Ungheria, dopo la morte del padre, e che per le sue virtù luminose fu sollevato all’ onore degli altari. Erano oramai otto anni, che il doge Ottone reggeva sapiente-mente e pacificamente lo stato veneziano, quando una capricciosa pretensione di Pietro vescovo di Adria ne turbò la quiete e lo costrinse a prendere le armi. Cagione di siffatto dissidio fu il possesso del castello di Loreo, su cui quel vescovo e con esso gli adriesi, avrebbero voluto vantare un diritto : ma a torlo. Se vogliamo credere all’ infedele Laugier, quel castello aveva incominciato ad essere soggetto ai veneziani, soltanto allorché Cavarzere era ritornato in potere di questi. Perciò egli dice : « 11 dono di Ottone 11 a Cavar-» zere per la sua sommissione nell’incontro delle differenze tra esso » e i veneziani, era tornato a vantaggio della Repubblica per la » morte dell’ imperatore : Cavarzere ritornò in potere dei vene-» ziani, e il Loredano cominciò allora ad esserne soggetto. » E la stessa favola ci regalò con altre parole anche il Darù, scrivendo così : « Ben ci ricorda come I’ imperatore Ottone li, incalorito (i) Veri, addietro mila pag. 33o.