ANNO 1097. 409 CAPO XXX. Intervento dei veneziani alla guerra saìita. Benché la repubblica si fosse finora astenuta dall’ intervenire coi crociati alla guerra di Palestina: non potè per altro insistere sempre nella sua neutralità. Fu adunque sotto il doge Vitale I Michele, eh’ essa non potè mostrarsi da meno di tutto il resto dell'Europa, la quale eravi accorsa colle sue forze e terrestri e marittime. Questo suo primo armamento fu di somma imporlanza: consisteva in più di duge'nto legni da guerra e da trasporto. Erano essi, al narrare del nostro storico Andrea Navagero, ottanta galere, cin-quantacinque tarette e settantadue navigli di varie forme. Una metà di questa formidabile flotta fu armata nelle isole ; 1’ altra metà in Dalmazia. Il comando della flotta fu affidato dal doge al proprio suo figlio, a cui volle il doge, che fosse aggiunto, in qualità di consigliere, il vescovo di Castello Enrico Contarmi. Nell’ anno adunque 1097, dopo che le particolari forze marittime, già da tre o quattro anni servivano spontaneamente e privata-mente i crociali, le pubbliche forze dello stato veneziano salparono dai nostri porli e fecero vela alla volta di Rodi. All’ allura di quest’isola s’incontrarono colle navi della repubblica di Pisa, che similmente viaggiavano verso la Terra santa. Qui avvenne tra le due flotte un dispiacente conflitto, benché le due repubbliche non avessero mai avuto verun motivo di scambievole alterco. Ma il motivo nacque per avventura in quelle acque. Ed ecco il come. Alcuni veneziani scesero a terra, nell’ isoletta di san Nicolò, per venerarvi le reliquie del santo, e per ottenerne dai monaci greci, che ne avevano la custodia, un qualche pezzetto. Altri dicono, tra cui Andrea Navagero, che volessero assolutamente lutto il corpo di quel santo. Fatto è, che essendosene opposti i custodilori Calogeri, vol. i. 52