anno 409—421. 27 profughi alla classe più elevata degli abitatori di quelle abbandonate città ; perchè, com’ egli dice saggiamente, « i minori o quelli che • poco o nulla possono perdere rimangono in balia dei vincitori, » e non fugge dalla vittoria e dall’ oppressione dei vincitori se non • colui, che può salvare alcuna porzione del retaggio paterno. » Un’ altra osservazione ; cd è la diversità del dialetto, o piuttosto della pronunzia dello stesso dialetto ; ci persuade, che da differenti parti del continente siano venuti quei profughi, e non già da un solo paese o da una sola città. La quale osservazione contraddice con una prova di fatto all’ asserzione di chi disse, Venezia essere slata fabbricata per decreto dei padovani, c da magistrati di quel senato, sotto il titolo di consoli, governata per lungo tempo. E lo disse il Laugier, e da lui ne copiò l’idea più tardi il Darù : eppure da Padova, meno assai che dalle altre città, dovevano esservi trasmigrati i cittadini, i quali nella condizione e nel grado dovevano essere non uguali a quelli delle altre. Perchè Padova, sebbene fosse città ricca, centro di ubertosissimo territorio, cd assai ricca d’industrie, era per altro dalle lagune e dalle isole più discosta, che non lo fossero Aitino e Concordia ; e perciò più presto che da quella è presumibile che da queste vi accorressero gli abitanti. Chioggia invece, Pellestrina, Malamocco erano più vicine all’ imboccatura del Brenta, e più facilmente perciò e più prontamente che non Rialto, sembra che dovessero offrire asilo ai profughi padovani. Checché per altro s’ abbia a dire di queste mie osservazioni, certo è, che un’ antica tradizione fissò nella credenza di molli la fondazione di Venezia nel dì 21 di marzo dell’anno 421 dell’era cristiana, allorché, « fiorendo felicemente e copiosamente il regno » dei Padovani, spedirono essi tre consoli a fondare una città presso » a Rivoalto e unirvi le isole vicine. » Ma quando si conosca l’appoggio di una tale tradizione, non si esiterà a rigettarla cd escluderla. Essa appoggiasi ad una carta, comparsa unicamente in qualche cronaca delle recenti, non mai in veruna delle antichissime ; riferita