Ì7U LIBRO II, C*PO XII. ed a Felicita sua moglie ed a Romana sua nuora, lasciò sessanta libbre di argento puro ed altri preziosi regali. Dichiarò erede suo il fratello Giovanni, raccomandandogli 1’ erezione dell’ incominciata basilica di san Marco : fu pianto dal popolo, perchè uomo pio e di carattere tranquillo e benevolo. Giovanni, succeduto al fratello sul trono ducale, attese con sommo impegno all’ erezione della basilica raccomandatagli, per cui fece trasportare molti marmi preziosi dalla distrutta Aitino. E mentre pacifico di ciò si occupava, fu costretto, nell’ anno dopo, a prendere le armi contro gli slavi-croati della Dalmazia, i quali disputarono ferocemente ai veneziani il possesso dell’ Adriatico. Ma le gravi discordie, che nell' interno s’ erano suscitale tra quelle feroci tribù, e fors’ anche il timore della potenza veneziana, indussero il loro duca Mislo, che altri nominarono Miroslano, a trasferirsi supplichevole al nostro doge in Rialto per trattare di pace. E colla pace trattò anche della sua conversione al cristianesimo, rinunziando all’ antica idolatria, « forse di Odino, dice il Filiasi (1), eroe » adorato da tutti gli sciti, che la Russia, Svezia, Norvegia, Dani-» marca e Polonia con varii nomi abitarono. » E prosegue a dire Io stesso raccoglitore delle Memorie storiche dei veneti primi e secondi : * Giovanni accolse il barbaro con grande onore, lo colmò di » regali, tennelo al sacro fonte, e stabili pace con esso e con i sud-» diti suoi. » Ma questa pace durò pochissimo : i veneziani dovettero ben presto ritornare alle prese con cotesti schiavoni : * ed » erano già quasi dugento anni, nota lo stesso scrittore, che com-» balte vasi con essi. ■ Costoro sono quei pirati, che con allro nome diconsi narentini, perchè stazionati a Narenta. (1) Nel lom. VI, alla pag. 37.