158 LIBRO II, CAPO Vili. CAPO Vili. Guerra contro i saraceni. Si ritorni infraliamo ai tempi del doge Giustiniano Partecipa-zio. Le scorrerie e le rapine, con che i saraceni desolavano le coste del mare Mediterraneo, avevano ispirato gravi timori al greco imperatore Michele per la sicurezza dei luoghi, ch’egli possedeva sui lidi estremi dell’ imboccatura dell’ Adriatico. Sappiamo già dalle storie d’ Italia, (pianti orribili danni abbiano cagionato costoro alle più fiorenti città, e quali sacrileghe crudeltà vi commettessero impunemente. Saccheggiavano e mettevano a ferro e a fuoco tutti i luoghi, per cui passavano ; le profanazioni più nefande dei sacri templi e delle persone e delle cose a Dio consecrate erano i frutti delle loro conquiste ; tutto il mezzodì dell’ Italia gemeva nella più luttuosa desolazione. Con flotte spagnuole, africane, siciliane, can-diotte, egizie e soriane solcavano costoro impunemente 1’ ampia superficie del mare, e ad ogni momento e in ogni luogo molestavano, atterrivano, trucidavano le intiere popolazioni coi loro sbarchi rapidissimi ed improvvisi. Per opporre una resistenza alla fierezza di costoro, l’imperatore dei greci mise in ordine tutte le sue forze marittime ; e poiché le conobbe non abbastanza proporzionate al furore di quelli, stimolò i veneziani ad unire anch’ eglino le proprie navi, ed uscire dalle lagune a caccia ed a sterminio dei comuni nemici. E gli si unirono ; ma con poco vantaggio. Anzi, secondo la cronaca Sagor-nina, pare, che i nostri fossero maltrattati in due combattimenti azzardati contro i musulmani, e che senza trionfo se ne ritornassero a casa. Ed altre cronache aggiungono (1), che i veneziani (i) Cro/i. del Dandol. ; Stor. del Morosini; Monaeis Hist.; Sansov. Vita de dogi, ed altri.