anso 1)60—968. ¿63 perchè i mari di Oriente diventarono per essa più sicuri e più liberi. C A P 0 XL1I. Trattato di alleanza dei veneziani coll’ imperatore Ottone. Intanto la politica tedesca aveva condotto Ottone al conseguimento delle sue brame : era divenuto padrone dell’ Italia, c ne avea assunto il titolo di re. Ed ebbe anche la soddisfazione, che i veneziani stringessero amicizia con lui. Perciò il doge spedi suoi ambasciatori alla corte Giovanni Contarmi, Giovanni Dente e il diacono Giovanni Venicro, e domandò per mezzo di loro la conferma dei patti antichi, e il possesso dei beni e dei privilcgii, che i veneziani godevano nel regno italico, sino dei tempi di Carlo magno. Sul quale proposito esistono nel codice Trevisano due documenti (I)uno dell’ anno 964, 1’ altro del 967 ; i quali nella sostanza non differiscono punto dai precedenti, che ho citalo in addietro. Anche al concilio, che il papa Giovanni XIII radunò in Roma circa 1’ anno 968, il doge Pietro mandò due suoi ambasciatori, Giovanni Contarmi e il diacono Giovanni Vcniero sunnominati, acciocché ottenessero la conferma dei diritti e dei privilegi! della chiesa patriarcale di Grado. Dimorava Oltone imperatore, per lo più, nella città di Ravenna. Parve al Denina (2), che perciò non si curasse di diventar padrone della Venezia, perché gli sembrasse una conquista da poco. Ma non saprei come ammettere per buona questa sua conghicttura. conoscendo di quanto vasta estensione era il circuito della veneziana repubblica, quante n’ erano le ricchezze, guadagnate col fiorentissimo suo commercio, quanta l’importanza c quanto il valore della sua numerosa marineresca. Dicasi piuttosto, eh’ egli, consapevole (i) Cod. cil. pag. 58 e pag. 59. (2) Kituluz. d'Italia.