270 LIBRO II, CAPO XLIV. » legni, in alto di portarsi il dito alla bocca, quasi dolendosi di sua » garrulità. Checché per altro s’abbia a dire di questa tradizione, convengono tulli gli storici e gli artisti, avere avuto principio la rifabbrica di questa maestosa basilica per la magnificenza del doge Pietro Orseolo I, ed avervi lavorato i più distinti artefici bizantini ; ma non essersene compiuto il lavoro se non che nell’ anno 1071. Ed a ciò hanno relazione i due versi, eh’erano scolpiti sul marmo nel vestibolo del tempio stesso, e che ì secoli cancellarono, ma che gli storici di mano in mano ci trasmisero : i quali versi porterò anch’ io, per conservarne la memoria, e sono : ANNO MILLENO TRANSACTO BISQVE TRIGENO DESVPER VNOECIMO FVIT FACTA PRIMO. Né di ciò è tempo eh’ io parli: alla sua volta ne riassumerò il racconto : si prosegua adesso a narrare del doge Pietro Orseolo I e di ciò che avveniva a’suoi giorni. La profuga Waldrada, vedova del trucidato Pietro CandianoIV, trovò tanta compassione e protezione presso la madre dell’ imperatore Ottone 11, che già per tutta l’Italia non si parlava dei veneziani, che con orrore, e non si udivano che voci minacciose di vendetta. E già un oscuro nembo di guerra addensavasi sopra le nostre lagune, e, per averne un pretesto, Waldrada, supponendo di trovare il rifiuto, aveva chiesto alla repubblica di Venezia la restituzione di tutte le ricchezze portale in dote quando s’era maritala al doge Candiano IV. Ma il saggio Orseolo, condiscendente all’inchiesta, dissipò il turbine funesto, che sovrastava alla patria, e mandò a Piacenza, per trattare con un toscano, che aveva nome Ingel-bcrto e eh’ era l’avvocato della principessa Waldrada, un suo ambasciatore. Era quesli Domenico Carimano, il quale maneggiò assai bene 1’ affare, ed ottenne un decoroso accomodamento. La carta, che ne ha relazione, esiste nel famoso codice Trevisano (1), ed è (i) Mss. della Marciana, pag. 65.