302 LIBRO li, CAPO LI. l’arcivescovo col clero e col popolo ossequiò il magnanimo doge e gli promise ubbidienza. INella quale occasione si traltenne alcuni di in quella città, unica metropoli allora di tutta la Dalmazia. Nel tempo della sua dimora colà, gli si presentarono ambasciatori slavi di Narenlu, spedili dal loro capo o giudice, per patteggiare ed implorare la liberazione di quaranta dei primarii loro personaggi, i quali erano tra que’ prigionieri, cui il doge aveva fallo tradurre colle predette navi a Traù. Promettevano in contraccambio, che darebbero risarcimento ai veneziani pei danni loro recali in addietro; che si asterebbero dalle scorrerie marittime; che non esigerebbero mai più in avvenire verun censo o tribulo dai loro naviganli. L’Orseolo accettò i patii : soltanto traltenne presso di sè, come ostaggi, sei di quei prigionieri, finché i barbari avessero pienamente compiuto il soddisfacimento dei danni. Fin qui la conquista aveva proceduto quasi senza combaltere : ma nel mentre tulle le indicate isole e città si assoggettavano spontaneamente ai veneziani, alcune tribù slave, che occupavano le isole di Gurzola e di Lagosta, detta anche Lasilovo, preparavansi a resistere colle armi. Costoro, fatti arditi dalla posizione dei loro paesi ed ingranditi di terrilorio anche sulla spiaggia del continente, vivevano appartali dagli slavi e croati, e formavano Ira loro come una specie di repubblica : esercitavano il mestiere di corsari ed infestavano impunemente coi molti loro sciabecchi lunga linea di mare dall Istria sino a Corfù. Ma i loro preparativi non intimorirono punto l’Orscolo : egli attaccò Curzola, e, dopo fiero combattimento, se ne impadroni. Passò innanzi a Lagosta, cui malamente i codici del Dandolo nominarono Liesina : e qui trovò resistenza più dura e difficoltà assai più gravi per la materiale condizione del luogo. Perchè l’isola stessa, piena di rupi altissime e inaccessibili, animava i barbari sempre più alla difesa ; e la città, piantata sul duro scoglio,era protetta da eccelse torri e da fortissime mura. Tuttavolta, al vedere entrare nella vasta baia, formata dalla spiaggia dell’isola stessa, la numerosa (lotta de’ veneziani, s’ intimorirono que’ feroci