anno 887. 209 cìpazio, quasi in attestato ili riconoscenza e di ammirazione. Giovanni lo accolse con ilare volto, c, consegnatogli scettro, seggio e spada (1), usci dal palazzo ducale, e si ritirò a vivere gli ultimi suoi giorni tra le mura della casa paterna. Un avvenimento di tanta importanza, che meritò a lui somma lode da tutti gli storici, c che attestò ai posteri quanto sia vigorosa la forza dell’ amore per la patria, fu dal Laugier e dal Darò accennato appena ; e, inoltre, dal primo fu ignorato l’assodamento dell’ altro fratello Orso al ducato, e dal secondo, benché se ne accennò 1’ assodamento di Pietro, lo si dice figliuolo di Giovanni, invece che fratello. Tanto può lo spirito di partito a travisare i fatti e a rendere fallace la storia ! E per assicurarcene meglio, udiamo il brevissimo racconto di questi due infedeli scrittori. Il Laugier, narrato ch’ebbe a modo suo, come poco dianzi ho notato, il combattimento e la presa di Comacchio, cosi prosegue : « Dopo questa odiosa spedizione, Giovanni » soffri tali infermità, che quasi gl’ impedirono poter vacare ai puh-» blici affari. Restavagli un fratello, chiamalo Pietro (2) ; voleva • assodarlo al dogato, ma la morte del medesimo gli tolse questa » consolazione (3). Al fine, avendo perduto ogni speranza di poter » portare il peso del governo, abdicò egli stesso la dignità, dopo » avere occupato il trono ducale per lo spazio di quasi sei anni (il). » Il Darò poi, nel suo compendiare il Laugier, non ha saputo nemmeno copiare : egli narrò il fatto così : « Del pari che tutti i suoi » predecessori, volle Giovanni avere a compagno della sua dignità » uno dei suoi parenti ; ma suo figlio Pietro (5), che egli aveva ■ nominato, morì prima di venirne rivestito. Il doge, oppresso da » infermità, desolato perchè nessuna delle sue imprese gli era riu- * scila bene, dichiarò di voler rinunciare al suo potere dopo di » averlo esercitalo sci anni. » Ecco denigrata con poche parole la (1) Cron. Sagorn. (4) Sei anni solo, ed altri qualiro (2) Come s1 è veduto, gli e ne restava- avanti, in società col padre, no due, Pietro c