276 LIBRO II, CAPO XLV. Giovanni Morosini c Giovanni Gradenigo, forse quel desso, che aveva procuralo la sepoltura ai lacerati cadaveri dei Candiani (1). Prima di lasciare Rialto, scrisse il suo testamento, col quale divise in Ire parti tutto il suo pingue patrimonio : mille libbre di peso di argento assegnò ai poveri, mille ai parenti suoi, mille all’ erario pubblico per valersene alle spese degli spettacoli solenni della nazione. Moltissim’ oro portò anche seco per darlo al monastero di Cussano, alla cui volta dirigeva i suoi passi. Era giunto in questo frattempo nelle nostre lagune, per condurvi vita solitaria, nel silenzio di una qualche isoiella, il celebratissimo Romualdo, patriarca dei camaldolesi, c con lui era il monaco Marino, i quali, udito dall’abate Guarino l’imminente partenza dell'Or-seolo e de’ soci di lui, fecero istanze-per esservi aggregali essi pure. Cresciuto adunque così il numero dei fervorosi viaggiatori, la notte del 5 settembre deH’anno 978, partirono da Rialto su di una piccola barca, travestiti per guisa da non essere conosciuti, ed approdarono al borgo di sant’Ilario presso a F usina. Colà sei cavalli già preparali li attendevano ; c, montato in sella ciascuno al suo, attraversarono la Lombardia ed il Piemonte, valicarono le Alpi, e in pochi giorni giunsero nel Rossiglione e finalmente a Cussano. Quivi i tre veneziani intrapresero la desiderata carriera monastica, e con edificante pietà vi riuscirono santamente. L’Orseolo coniava allora cinquanta anni di elà: ne visse altri diciannove tra le pratiche assidue delle più eroiche virtù. In questo frattempo fu visitato lina volta dal suo figliuolo Pietro, a cui profetizzò e non lontana e gloriosa la ducale dignità. Egli morì a’ 10 di gennaio dell’ anno 997, ricco di meriti c. chiaro pegli operali miracoli. Dopo quasi olio secoli, sotto il papa Clemente XII, fu sollevalo all’onore degli altari. La repubblica ottenne preziosa reliquia del suo antico doge, la quale sino al giorno d’oggi si conserva nella basilica di san Marco e si espone alla pubblica venerazione annualmente nel giorno della sua festa a’ 44 di gennaro. (i) YcJ. sddiL’Iro nella pag. 27C.