anno 1018—1025. 359 che da tanti anni giacevano sopite, tra le due chiese di Aquileia e ili Grado. Popone incominciò le ostilità coll’accusare il patriarca Orso alla santa Sede romana, denunziandolo come illegittimo e intruso. Pene-detto Vili, che possedeva allora la cattedra di san Pietro, accettò la denunzia, e citò Orso a comparire a Roma dinanzi al suo tribunale; ma questi se ne scusò col dire che Pcponc gli aveva teso degli agguati nel viaggio ; ed ottenne così d’essere dispensato dal comparirvi. E intorno a questo tempo avveniva in frattanto la fuga del perseguitato doge Ottone fratello del patriarca Orso, non che del patriarca stesso, dalla Venezia all’Istria, com’io diceva testò. Pare, che ciò avvenisse circa l’anno 1025. Non poteva cadere più opportuno un tal fatto per giovare alle mire del feroce Popone : imperciocché, raccolte da lui alcune truppe, s’inoltrò con queste nelle lagune, c le spinse fin sotto le mura di Grado. I gradesi, atterriti e sorpresi alla vista di cotesto apparato guerriero, chiusero le porte della città e si posero sulla difesa. Ma lo scaltro patriarca, affettando intenzioni leali c amichevoli, dichiarò loro con parole bugiarde, sè non volerli offendere, esservisi anzi condotto da spirito di carità verso una chiesa rimasta vedova e verso un gregge abbandonalo dal suo pastore. Non sapevano, per verità, persuadersene quei cittadini, e sospettavano in lui ciò che v’era realmente: tuttavolta i giuramenti, ch’egli pronunziava per assicurarli, valsero a guadagnarli e a far che alla fin fine gli aprissero le porto. Non l’avessero mai fatto ! Appena Pepone vi fu entrato, ordinò alle sue truppe un generale saccheggio, in cui la militare sfrenatezza non risparmiò neppure le chiese, neppure le sacre vergini. Non di meno, con una contradditoria pietà, mostrarono di avere qualche rispetto per le reliquie dei santi, cui si fecero a cercare avidamente, e quante ne trovarono le trasferirono, con tutti gli altri tesori delle chiese, in Friuli. E fama, che in questa stessa occasione il patriarca Pepone ricuperasse alla sua chiesa i corpi de’ santi martiri Ermagora e Fortunato. Altri tuttavolta lo negano, come più avanti dirò. Intanto