anno I08“>—1085. 377 impossibilità di muovere e manovrare le loro navi grossissime : erano queste nove soltanto ed erano di mole enorme, che parevano altrettanti castelli. Riavutisi alquanto da quel primo stupore, i veneziani pensarono a mettersi sulla difesa, per poi aspettare 1’ assalto dei nemici. Tra nave c nave posero i grossi schivi, pieni di genie armata, per formare cosi una linea più unita : e per ingrandire vieppiù la mole delle torrcggianti lor navi, ne alleggerirono il peso, gittando in mare gran parte delle vettovaglie e delle munizioni, di cui erano cariche. Per tal maniera, alzatosi il bordo sino ni secondo cingolo, come scrisse la Comnena (i), presenlarono al nemico una più elevata barriera da superarsi. Ma questo artifizio, ch’era pur vantaggioso da un Iato, riusci poi dannosissimo dall’altro. Perché la necessità di dovere i soldati combattere tulli da uno slesso bordo, faceva sbandare i navigli dalla parte del nemico; sicché le mosse diventarono mal eseguite e confuse, e si rese più facile agli assalitori il montarvi sulla coperta. La strage allora fu orribile, ed assicuri) ai normanni una compiuta vittoria. Tre mila veneziani perirono, quasi altrettanti ne rimasero prigionieri. Secondo alcuni scrittori, sette delle navi furono cacciate a pico e due rimasero preda dei nemici; secondo altri, due sole perirono e le altre sette furono prese. Checché ne sia di ciò, lo storico normanno Guglielmo Apulo attribuisce la vittoria de’ suoi alla fuga unicamente dei greci, ed assicura, che i veneziani combatterono da prodi ed opposero una disperata resistenza. Quest' ultimo conflitto, di lanti, che n’ ebbero i nostri in cosi breve tempo contro i normanni, avveniva nei primi mesi, e forse nel gennaio, dell’ anno 1085. Noterò qui alla sfuggila, che il Laugier non conobbe, che due sole di siffatte battaglie tra veneziani e normanni; mentre si sa, per la testimonianza di lutti gli storici antichi, specialmente dei contemporanei, che quelle furono varie. Le narrò appena di volo e senza nessuna dello tante particolarità, che ci furono cosi minutamente conservate dagli slo-rici greci: e il Darù ancor più brevemente le tocca. (i) HzWAlessicid., luog. cit. VOL. I.