anno 1004. 321 ce ne descrive tulle le circostanze ; e sono certo, che l’avrebbero preferita a qualunque altra anche i sunnominati scrittori, se la sua cronaca fosse stata ai loro dì conosciuta. La cronaca adunque del Sagomino ci fa sapere, che, nell’ anno millesimo quarto dell’ Incarnazione del nostro Redentore, Giovanni Orseolo fu associato al padre nella ducale dignità, e che nel medesimo anno i saraceni della Sicilia fecero una irruzione nella Puglia con numerosissime armate e strinsero di assedio la città di Bari ; ove comandava il greco Gregorio catapano (1), ossia capitano imperiale, a nome degli augusti Cesari Basilio e Costantino. Quegl’ infedeli, condotti dal loro emir Safa-Caylah, avevano incominciato 1’ assedio addì 2 maggio del detto anno, ed erano già passali tre mesi, senza che i greci avessero potuto tentare il più lieve fallo d’arme per liberarsene. Fu allora, che gl’ imperatori di Oriente domandarono aiuto ai veneziani, nè i veneziani se ne rifiutarono. Anzi con sommo impegno l’Orseolo si diede tutta la fretta per allestire una poderosa llotla e mettersi in mare. Salpò dalle lagune il giorno 10 di agosto; ma non giunse alla vista del campo saraceno se non che agli 8 di settembre. Le quali date della partenza dalle lagune e dell’ arrivo a vista di Bari sono indicate dal Sagomino, anziché col numero dei giorni del mese, coll’ indicazione della lesta; da cui ci è facile poi il conoscere altresì il giorno del mese. Egli infatti la dice partita il giorno di san Lorenzo, ed arrivala il giorno della Natività della Vergine. Al primo apparire della flotta veneziana, i saraceni sfilarono sul lido la loro cavalleria, e fecero manovrare le loro navi sul mare, per impedire, che le veneziane s'inoltrassero. Ma l’Orseolo seppe così bene regolare le mosse de’ suoi, che, in onta di tutti gli sforzi dei nemici, entrò con tutti i suoi legni nel porto. Si può ben credere con quant allegrezza il governatore di Bari e le greche milizie e tutto il popolo ricevessero il doge Pietro : lo condussero come in trionfo sino al palazzo pubblico della città. Subito egli fece (i) Così lo nomina nella sua cronaca Andrea Dandolo. VOL. I.