anno 1071. 365 Meli’ anno primo del dogato di Domenico Selvo fu condotta a fine la grandiosa fabbrica della chiesa di san Marco; al che hanno relazione i due versi, che altrove (2) ho inseriti : Anno milleno transacto bisque trìceno Desuper undecimo fuit facta primo. Fu in questo anno, che la grandiosa basilica incominciò ad a-cquistare il vero suo lustro ; perciocché il doge pose mano a farla incrostare di marmi preziosi e di stupendi musaici ; e sì, che ad ogni ragione egli dev’essere meritamente nominalo il quarto ed ultimo suo fondatore. Perciò fu scritto in una delle cronache : « Do-» menego Selvo doge xxxi comenzò a far lavorar de mosaico la » Gesia de San Marco e mandò in diverse parte per trovar mal-« mori et altre honorevol piere c mistri, per far così grand’ovra e ■ maravigliosa, in colona de piera, che in prima gicra de paré, » zoé de legname; come apar ancuo in dì. » Di tanti e sì preziosi marmi va debitrice cotesta fabbrica insigne alla estesa navigazione dei veneziani, i quali, frequentando continuamente 1’ Oriente, avevano tutta 1’ opportunità sì di procacciarseli dalle cave e sì di trasferirli dalle ruine di molte fabbriche illustri di quelle regioni. Fu stabilita anzi una legge, che nessuna nave potesse ritornare dal Levante senza portare seco o marmi o pietre preziose ad ornamento di questa insigne basilica. E dei ricchissimi suoi mosaici che dovrò dire? Al desiderio e all’ordine del munifico Selvo, il quale volevala, in tutta l’ampiezza delle sue volte e delle sue pareti, incrostata d’ oro e di preziosi mosaici, non potevano supplire gli artisti veneziani. Fu d’ uopo cercarne tra i greci, dai quali apprendendo 1’ arte i veneziani, superarono in breve i loro maestri. E di tanto li superarono, che il fiorentino Andrea Tafi si recò a Venezia per impararla, e condusse con sé alla sua patria, promettendogli larghissime ricompense, un (i) Nell* pag. 270.