358 LIBRO III, CAPO XVII. aggregati di mano in mano che indebolivasi la potenza dei greci. Checché per altro ne fosse, ci è forza di confessare, come dice il Filiasi (1), che « un vero enigma diventa per noi lo stalo politico » della Dalmazia ne’tempi che descriviamo. » E proseguendo egli a far considerazioni sulle notizie, che se ne hanno, soggiunge : « Troviamo nelle città di essa aver avuto autorità e il greco impe-» ratore e il re croato e i veneziani tutti insieme. Troviamo quel » re, per esempio, anche in appresso o nel 1069, esercitare una » qualche autorità in Zara, insieme con Costantino Duca, allora > imperatore dei greci, e Cresimiro intitolarsi poi re de’ croati e » dalmati. » Come dunque si possono conciliare le narrazioni del Dandolo ? 11 Lucio è d’avviso, che i veneziani, dopo le vicende degli Orseoli, perdessero ogn’ influenza sui dalmati, nè la ricuperassero se non che ai tempi del doge Vitale Faliero ; che sarebbe dopo 1’ anno 1085. Ma * i fatti, siccome osserva giudiziosamente il Filiasi, mostra-» no diversamente.» Perché, se i nostri, benché perduta allora ogni autorità sulla costa dalmata, la conservavano tuttavia sopra il mare ; siccome attesta lo stesso Lucio ; dunque la loro padronanza sul mare manteneva loro necessariamente anche una grande influenza sulle città marittime della Dalmazia, le quali avendo alle spalle, dalla parte di terra, i croati, ed essendo mal difese o non protette dai greci, non potevano fare a meno di non darsi alla navigazione e al commercio ; ed erano perciò costretti a solcare continuamente quelle acque, su cui conservavano, anche per confessione del Lucio, ogni autorità i vpneziani. Tutte queste osservazioni ci portano adunque a dire, che dopo le discordie cagionate dalle vicende degli Orseoli, 1’ influenza dei nostri sulla Dalmazia e sull’Istria or fu maggiore ed ora minore, ed anche talvolta interrotta, ma non fu giammai estinta del tutto. Ne sia prova il titolo di doge della Dalmazia e della Croazia, che i ^i) Tom. VI, pag. 333.