146 LIBRO II. CAPO VI. Venezia nel monastero dell’ Umiltà. San Servilio fu riabitato, tren-tun’anno di poi, da monache fuggite dall’eccidio del regno di Creta ; e nel 1715 fu concesso ai frati di san Giovanni di Dio, che tuttora 10 possedono. Del che non devo trattenermi qui di vantaggio ; ne dovrò più minutamente parlare nella storia della chiesa veneta, che formerà parte della mia opera sulle Chiese d’ Italia. Qui soltanto aggiungerò circa il monastero de’ santi Benedetto ed llario, che di pingui rendite esso fu provveduto per la generosità di Giovanni figlio di Agnello ; che fu sciolto anche dalla giurisdizione del patriarca di Grado e del vescovo olivolese ; che l’abate era dispensalo dall’ intervenire ai sinodi ; e che i servi, i coloni, gli schiavi, che vi dipendevano, non potevano essere astretti a far le guardie al palazzo ducale, ned essere molestati in qual si fosse maniera dai messi o dai gastaldi del doge (1). Questa esenzione dei servi e coloni dei monaci da qualunque servigio ducale, ci fa conoscere 1’ uso già introdotto di avere il doge al suo palazzo custodi e guardie arruolate o requisite tra il basso ceto di tutte le isole (2). CAPO VI. Del monastero di santo Zaccaria. Nella chiesa del monastero di sant’ llario volle aver sepoltura 11 doge Agnello Partecipazio, il quale chiuse in pace i suoi giorni nell’ anno 827. Rimase allora alla testa della repubblica il figliuolo Giustiniano ; emulo, per dire il vero, della paterna pietà. Questa spiccò in modo particolare nella fondazione del celebre monastero di santo Zaccaria, sul cui diploma pretese il Laugier di poter cantare vittoria decisiva circa la negata indipendenza della veneziana (i) Ved. il 1 cmaiua, Dissert. sopra (a) Ne ho parlato anche nel eap. XII sant’ llario. ilei I lib., pag. 71.