2Kf| LIBRO 11, CAPO XXXVIII. C A P 0 XXXVIII. Congiura di Pietro Candiano IV contro il doge suo padre e contro lo Stato. Erano quattordici anni, clic il doge Pietro Candiano III slava alla tosta della repubblica, quando gli venne pensiero di associarsi al governo un suo figliuolo. Ne aveva egli tre : ma poiché il primogenito, clic aveva nome Domenico , s’ era dato allo stato ecclesiastico, anzi era vescovo di Torcello, scelse a questa dignità il secondo, che aveva nome Pietro. La nazione vi acconsenti. Ma costui? che, dominalo da una sfrenata ambizione di salire a sì allo grado, indarno finora aveva slimolalo il padre suo a promovervelo, forse perché il padre ne conosceva il violento carattere ; appena ottenne il suo inlenlo, diedesi a commuovere il popolo secretamente a rivolta contro il doge suo genitore. E già il palazzo ducale si assaliva da lui alla testa di uno stuolo di congiurati: e già stava esso per divenire il teatro di un sanguinoso combattimento ; e la strage sarebbe stata copiosa, se l’indignazione generale non si fosse levala a punire la temerità di questo giovine sedizioso. Fu preso, poslo in ceppi, tradotto in giudizio, condannato alla pena capitale. Ma da questa lo salvarono le lagrime del padre : essa gli fu cangiata in un bando perpetuo. La quale commutazione decretarono tutti concordemente radunati, * i vescovi, gli abati, i chierici, i nobili, • i popolari della veneziana repubblica, obbligandosi ciascuno » con giuramento, eh’ egli, né vivente né morto Pietro III, non » sarebbe stato accolto mai più, né mai più richiamato o scelto » per doge (1). » Partì egli dunque dalle lagune con due seguaci suoi, Giovanni prele e Giorgio diacono, e con dodici servi. Reo doppiamente di (i) Cron. Sagorn., Cron. del Dandolo, il De Monaeis ecc.