anno 117 2. 483 fu stabilito, che al doge eletto in questa guisa dovesse il popolo giurare fedeltà ed obbedienza. Più tardi ancora si costumò, che appena eletto il doge, fosse posto a sedere entro un pergamo di legno, nominato volgarmente pozzetto, sul quale fosse portato in giro per la piazza di san Marco, sulle spalle degli operai dell’arsenale : egli spargeva intanto nel popolo ogni sorta di monete, coniate nel suo nome la notte precedente. Fu anche stabilito su tal proposito, per evitare sì la soverchia economia, come la soverchia prodigalità, che il doge non potesse gettare al popolo meno di cento nè più di cinquecento ducati (1). Dopo avere dato al popolo un freno che non intese, si fece un terzo regolamento, per cui fosse diminuita l’autorità del doge medesimo. Sino a questo tempo, il potere dei dogi non era molto dissimile da quello dei sovrani, cosicché spesse volte degenerava in assoluto dispotismo. S’era credulo di limitarlo col far entrare nel consiglio dei dogi i tribuui delle isole : ma siccome cotesti tribuni erano nominati dal doge, così era facile che diventassero ligi alla volontà di lui. Si decretò adunque, che il gran consiglio nominasse in avvenire sei consiglieri, uno da ciascuno de’ sestieri della città, senza il consenso dei quali non potessero i dogi intraprendere checchessia. E questo consiglio fu nominato il consiglio minore ; il quale in seguito, accresciuto dei capi del consiglio dei quaranta al Criminale, prese il nome di Serenissima Signoria. Dalle parole di alcuni storici e cronisti, sembra che questo consiglio minore sia stato stabilito sei o sette anni dopo l’istituzione del maggiore. Checché per altro se n’ abbia a dire quanto al tempo della sua formazione, certo è, eh’ esso componeva il consiglio consultivo dello stato, siccome il maggiore ne componeva il deliberativo. Il primo doge eletto colle nuove discipline fu Sebastiano Ziani, di origine altinate, settuagenario, di grande consiglio e d’immense (|) Ved. il Samovìno, Uh. XIII, e il Tentori, disiert XX.