70 LIBRO I, CAPO XII. voglio intraprender (pii una particolare discussione : abbastanza e con molla critica ne parlò il Filiasi ; lui consultino que’ die desiderano di conoscere più da vicino un tal punto (1). CAPO XII. Insegne, prerogative e rendite assegnate al doge. Corrispondenti all’autorità del dominio furono concesse al doge e le vesti esteriori e le rendite per mantenervisi decorosamente. Gli antichi dipinti ci mostrano per segno del principato una mitra sul capo, alzata a forma di piramide, di colore purpureo ; la qual forma in seguito si cangiò in quella di un corno largo a ricevere la lesta, ornato d’ oro e di gemme ; aurea fascia cingeva la fronte ed un monile il collo del doge ; magnifica Ioga ne rendeva maestosa la persona e sandali colorali ne vestivano i piedi. Nei tempi posteriori variò questa forma di vestito, e diventò più ricca e più decorosa: perchè e scettro e spada e seggio e cappa di pelli e dalmatica consolare usarono da rimota età i nostri dogi. E qui non posso passare innanzi col mio racconto, senza fermarmi a notare col Filiasi (2) lo sbaglio gravissimo de’ cronisti e degli storici, come il Dandolo, il Monacis ed altri, nell’ affermare, che la maggior parte di coteste insegne furono concesse ai dogi dal papa Alessandro III nel 1177 ; in attestato di gratitudine per la protezione ottenuta contro 1’ imperatore Federico Barbarossa. Trecento e più anni avanti Alessandro III, secondo che ci fa sapere la cronaca Sagornina, la quale non fu posteriore di molto all’ avvenimento, uno dei dogi Partecipazii, nell’ atto di rinunziare al dogado, rinunziava al suo successore anche lo scettro, la spada ed il seggio. Persino il diritto di sigillare col piombo dissero conceduto ai nostri dogi dal suddetto (i) Memorie storiche de’veneti primi (a) Laog, cut., pag. iq3 e seg. e secondi ; toin. V, pag. 160 e seg. dell'ediz. di Padova 1812.