k7U LIBRO IT, CAPO XX. non tardarono ad accettare 1’ offerta, perciocché in tutte le loro cose avevano sempre in mira, prima di ogni altra, la sicurezza e la prosperità del loro commercio. L’ alleanza difensiva fu conchiusa coll’ assenso del doge ; né di più desiderò il re Guglielmo, perchè si vide posto nel caso di poter soddisfare senza timori al suo desiderio di pigliar vendetta sui greci. CAPO XX. Vittoria sul patriarca di Aquileia : festa del giovedì grasso. Nel tempo in cui stava alla testa della repubblica il doge Vitale Micheli II, e precisamente nell’ anno 1162, si rinnovarono le antiche persecuzioni del patriarca aquileiese contro la chiesa di Grado. Ulrico, detto anche Ulderico, appena innalzato alla patriarcale dignità di Aquileia, colse il momento, in cui erano distratti i veneziani in altri affari guerrieri, e raccolse in fretta dai feudatari del Friuli un buon presidio di gente, ed avviossi ad occupare a tradimento la città di Grado. Tostochè ne giunse la notizia in Venezia, il doge vi accorse con una flotta, ne circondò l’isola, e sbarcale a terra le truppe, diede 1’ assalto alla ciltà ; sconfisse il nemico e vi rientrò vincitore. Sorprese colà il patriarca e dodici canonici che aveva seco; li fece tutti prigionieri eli condusse in trionfo a Venezia. Il suo ingresso nella dominante fu pomposo, quanto n’ era stala cospicua la vittoria. Ulrico, avvilito e svergognato, porgeva suppliche e raddoppiava promesse al doge, perchè gli restituisse la libertà : a qualunque patio vi si sottometteva. Ma le sue preci furono per lungo tempo rigettate : volevasi, per una parte, umiliare il suo orgoglio ed ammonire i futuri suoi successori a non provocare di vantaggio lo sdegno della repubblica ; volevasi, per 1’ altra, rendere durevole nella nazione la memoria di un tanto avvenimento, ed animare il popolo alla costante conservazione dei suoi diritti e della sua indipendenza.