ANNO 978. 27 S C A I> 0 XLV. Pietro Orseolo 1 rinunzia la dignità ducale : si fa monaco : diventa santo. E per riassumere il filo della mia narrazione, ricorderò così alla sfuggita le molte beneficenze del doge Orseolo verso ogni classe della società, e particolarmente verso i pellegrini, che si recano alla nostra capitale, per venerarvi le reliquie ddl’evangelisla san Marco. Da più c più scrittori antichi ci è fatto sapere, clic nessuno ardiva di accoglierli in casa propria, di qualunque condizione essi fossero, perché il doge lo aveva rigorosamente vietato, volendo egli solo averli presso di sé, e ricoverarli e trattarli finché si trattenevano qui. Perciò aveva fatto fabbricare vaste case, in cui fossero ricevuti i ricchi c nobili, ed avea eretto un vasto ospedale presso alla basilica ducale, per darvi ricovero a quelli della classe povera e volgare. Tania e sì generosa propensione di lui verso i pellegrini visitatori del sacro corpo dell’Evangelista, gli porse occasione di contrarre amicizia con Guarino, abate del monastero di san Michele di Cussa-no, della Guascogna, il quale, per l’indicato motivo, era penetralo nelle noslre lagune. Con lui (ratlenevasi frequentemente a pio colloquio 1’ Orseolo, e da questa frequente conversazione nacque nell’ animo di lui, già disposto ad ogni religiosa c magnanima intrapresa, il desiderio di cangiare nell’ umiltà e nella povertà del chiostro il fulgore e la possanza del terreno suo principato. Nè tardi» egli a passare innanzi dal desiderio all’atto ; sicché, disposte se-cretissimamente le cose sue, si preparò alla partenza. E con tanta secretezza vi si preparò, che neppur la moglie Felicia né il figlio Pietro ne furono consapevoli. A due soltanto aveva egli comunicato il suo piano, i quali, saputo che 1’ ebbero, gli si unirono a colleglli nell’ eseguirlo; furono questi il sunnominato suo genero