anno 1082. 375 di troppo, ed era orinai giunto il febbraio del seguente anno 1082, senza che nulla avesse potuto ottenere; pensò di ricorrere al tradimento. Traditori già se ne trovano sempre, o perché private passioni gli acciecano, o perché 1’ oro gli adesca. 11 presidio della rocca di Durazzo era formato di veneziani : lo comandava un veneziano, che aveva nome Domenico. Costui, o fosse sdegnalo contro i greci per qualche particolare cagione, o fosse guadagnato dall’ oro del Guiscardo, fu l’infame traditore, che secretamente promise a Roberto di cedergli la città e la rocca. Colse il momento che la flotta veneziana e greca aveva dovuto allargarsi alquanto dalla costa, per porsi al sicuro dal soffio impetuoso dei venti dal-1’ ostro, che in quella stagione battono furiosamente le spiaggie albanesi ; e nella notte de’ 14 febbraio fece introdurre in una delie torri molta truppa normanna, eh’ era acquartierala in Giannina, in Glabinizza ed in altri luoghi colà d’intorno. Prezzo di questo suo tradimento doveva essere il matrimonio con una bellissima e ricchissima fanciulla, nipote di Roberto, figlia di suo fratello Guglielmo. Entrato cosi il nemico nella piazza, non fu più possibile ai greci nè ai veneziani il resistergli. Questi, ignari del tradimento combatterono disperatamente al di fuori per ben tre giorni, nel mentre che al di dentro i normanni menavano strage sui greci e sui molti veneziani, che per cagione di commercio erano in quella piazza stanziati e n’ erano divenuti pressoché indigeni. Tra i molti veneziani, che in questo combattimento rimasero prigionieri dei normanni, contavasi anche un figlio del doge Selvo : grande fu il bottino, che coloro fecero sui nostri, enorme fu il danno, che ne sofferse la flotta, perchè la maggior parie delle navi veneziane rimaste in quel porlo, furono preda dei nemici. Nella uniformità degli storici antichi, che narrano questo fatto, non v’ ha che la sola Anna Comnena (1), la quale, nominando il traditore di Durazzo, lo dica di Amalfi, anziché veneziano. (i lib. IV.