i|2 LIBRO I, CAPO V. dagli ostrogoti, egli le avrebbe certamente in quella sua enumerazione qualificate per tali, laddove col suo silenzio le qualificò invece libere e indipendenti. Nè a dipendenza possono dirsi aver relazione le frasi e le parole della recata sua lettera ; checché n’ abbiano detto in contrario gli avversarli della primitiva indipendenza dei veneziani. Esse infatti non sembrano, nè sembrar ponilo a chicchessia, cotanto imperiose, coni’ eglino le proclamano. « Il modo, con cui Cassio-» doro parla ai veneziani, pare piuttosto di un padrone, che di un » amico che prega : » disse il Laugier (1), il quale nella sua prefazione aveva similmente affermato, provar essa ad evidenza, che le isole veneziane fossero tributarie del re Teodorico. « Benché piena » di urbanità, soggiungeva, parlando di quella lettera, il suo copista » Daru, ella contiene un ordine in forme imperiose, colle quali non » si domanda al certo un servigio, che non sia dovuto. » Così la pensavano essi ; ma per conoscere se la pensassero a buon diritto, basta rileggere il testo della lettera. Vi si parla, è vero, di ordini dati ; ma all’ Istria per far venire a Ravenna 1’ olio e il vino. E ai veneziani dice il regio ministro, che ne saranno avvisati da quel tale Lorenzo ; non dice, che ne riceveranno ordine. Se in tuono di comando avess’ egli inteso di parlare a dipendenti, sarebbesi mai fermato a lodare così elegantemente, com’ egli fa, le loro usanze c le loro leggi, ed a descrivere il loro modo di vivere, di navigare, di commerciare ? Tutto ciò sarebbe stalo inopportuno, se non vi fosse stato piuttosto uno scopo di rendersi benevoli coloro, di cui aveva bisogno. Quelle sono maniere di uno che prega, non di uno che comanda ; né 1’ orgoglio trionfante di un conquistatore, fiero e feroce abbastanza, come non lasciò mai di essere Teodorico, avrebbe mai prodigato tanti elogi ad un popolo, che avesse riputato suo dipendente. La lettera dunque, eli’ è il principale appoggio dei nemici dell’ indipendenza veneziana, è un argomento, clic fa contro di loro ; o tutt’ al più, per conceder loro esuberantemente, giacché (i) Lib. I, dopo di avere portato la lettera tradotta e contraffatta a juo modo.