anno 1032. 351 maggiore formalità. Dovevano, come quelli, cangiarsi ogni anno; e nel fissarne questa durazione, annuale piuttosto clic vitalizia, s’ebbero in vista due cose ; l’una di non triplicare la persona del principe ; l’altra d’ impedire, che la familiarità di una troppo lunga durata li rendesse al doge dipendenti e partigiani. Anche di più decretò il Flabianico. Egli aveva studiato ben bene gli animi dei principali nobili, cd avevali trovati propensi a scemare e restringere, quanto più avessero potuto, l’autorità del capo della repubblica. Perciò introdusse 1’ uso, clic nelle gravi e difficili faccende dello stato il doge invitasse e pregasse ad unirsi con lui alcuni dei più illuminati c dei più meritevoli tra i nobili, e di scambievole concerto ne consultassero sui mezzi e ne deliberassero sui fini. Non volle per altro determinarne il numero, sì perchè rimanesse libero a sè c ai successori suoi il pregarli, ogni qual volta ne fosse venuta l’occasione, c sì perchè non sempre si avessero a pregare le stesse persone ; così rimaneva e lusingato l’amor proprio di ognuno per la speranza di poter partecipare al governo, e sedata qualunque inquietudine del popolo per 1’ apparenza di una vera moderazione. Da questo regolamento, introdotto dal doge Domenico Flabianico, incominciò ad avere esistenza il consesso dei Pregadi, ossia dei pregati; c fu questo come un abbozzo dcH’impcrioso Senato : consesso di derivazione intieramente romana, siccome n’ era romano anche il titolo, che gli si dava ; cioè Consiliuni Rogatorum, appunto perchè gli antichi romani solevano indicare colla frase rogare sen-tentiam quell’ atto, con cui nel senato diceva ognuno la propria opinione (1). Coll’ introdurre tutte queste novità nella politica amministrazione del veneziano governo, il doge Flabianico poneva intanto un grande freno alla ducale potestà, sicché non degenerasse gradata-mente in assoluta sovranità. E prima che ad altri, lo poneva a sè (ì)Cicer. ad Atlic. lib. I, II, V. Si Teda anche il Sabellico, nella storia Veneta, de-cad. I, lib. II.