anno 968 — 976. 265 » loro successori c promettevano al doge e ai successori di lui di » non portare ai saraceni mai più in avvenire armi, legname da » fabbricare navi, loriche, scudi, spade, lancie, travi od assi di » olmo, di frassino, di acero, da far remi, ferro greggio, rame, » travi di sorbo, ecc., ecc. Ed ognuno spontaneamente si assoggcl-» terà alla pena di cento libbre d’ oro, nel caso di trasgressione, » e, non polendole pagare, acconsentivano di subire la pena di » morie. « In questa medesima legge era data licenza ai veneziani di poter caricare, per i porli della Siria, dell’ Egitto c dell’ Africa, assi di frassino lunghe cinque piedi e larghe uno e mezzo, catini, tazze, scodelle di legno, assi di albera, ossia di pioppo bianco, della dimensione delle suindicate, ed altre cose di simil fatta, non atte ad armare nè vascelli, nè truppe. CAPO XLIII. Congiura contro il doge : incendio del palazzo ducale. Ma in mezzo a tutte queste misure provide ed opportune per 1’ utilità del commercio e del prosperamento della nazione, il doge non era amato. Il suo carattere duro, imperioso, ostinato ; e ciò vieppiù dappoiché la potenza della sua casa era salita tant’alto per le parentele illustri venutegli dai sacrilego maritaggio con Waldra-da; gli alienava gli animi dei veneziani, e massimamente delle più cospicue famiglie e degli stessi suoi consanguinei.L’antico attentato di lui contro il proprio genitore, e lo scandalo solenne del ripudio della moglie legittima, per contrai* poscia un nodo adultero, erano delitti enormi, cui o presto o tardi avrebbe Iddio nella sua giustizia trattato con proporzionata misura. E infalli una secreta congiura si andava lavorando contro di lui; c i congiurati, parte per invidia del suo ingrandimento, parte per sospetto delle sue relazioni colla corte tedesca, avevano seminalo largamente nel popolo le stesse idee, ed ebbero perciò nel popolo un forte appoggio ad eseguire i loro vol, i. 34