ANNO 997. 299 nella guisa appunto, che Giustiuopoli, ossia capo il’ Istria, ili cui altrove ho narrato (1). Le città adunque della Dalmazia radunarono un congresso generale di tutta la nazione, e posero la loro sorte nelle mani dei veneziani, dai quali, e per la vicinanza e per lo sperimentato valore, potevano unicamente aspettare e sollecito cd efficace il soccorso. Inviarono elleno ambasciatori a Rialto, i quali esibirono, in contraccambio della implorata liberazione dal duro giogo dei croati e dei narentini, la loro spontanea e perpetua soggezione alla signoria della repubblica veneziana. L’ Orseolo, prima di deliberare su questo punto, volle accertarsi come la pensassero i greci imperatori, i quali sempre si consideravano i veri padroni della Dalmazia ; e quando li trovò condiscendenti alle sue mire, rispose agli ambasciatori, che accettava l’offerta delle loro città, e che in persona si sarebbe recato a soccorrerle. Subito fu allestita una grossa flotta di trentacinque navi da guerra : furono raccolte numerose soldatesche, formale di plebe urbana, agguerita sull’ esempio dell’ antica di Roma. Pietro Orseolo li ne assunse il supremo comando: ebbe assistenti Angelo Michele e Luca Rarozzi. Prima di partire dalla sua città di residenza, andò a ricevere nella cattedrale di san Pietro in Olivolo il sacro vessillo di san Marco, benedetto e consegnatogli dalle mani del vescovo, eh’ era allora Domenico V Gradenigo. E ciò nel maggio dell’ anno 997 ; precisamente nella solennità dell’ Ascensione del Redentore. Uscì quindi la flotta per lo porto di Equilio, ossia di Gesolo; e, favorita da propizio vento, giunse con sollecito e prosperoso viaggio in poche ore all’isola di Grado. Ivi il patriarca Vitale IV Candiano venne ad incontrare il doge pomposamente con tutto il suo clero, in mezzo ad affollatissima moltitudine di popolo spettatore; e lo condusse nella cattedrale di santa Eufemia a venerare le reliquie dei santi martiri, che vi riposano, e presentò a lui uno stendardo benedetto, (i) N'ells pag. 229 e 3et‘