anno 995. 291 Cui solevano ricorrere i dogi suoi predecessori ogni qual volla volevano, senza spargimento di sangue, ridurre al dovere i principi della terra ferma. Proibì ai veneziani di portare ai paesi del territorio Trevigiano, del Cenedese, del Bellunese il sale e gli altri generi di prima necessità, che non si potevano avere se non dal mare, e presidiò le foci dei fiumi, acciocché non potessero quelli venire nelle lagune a farne l’acquisto. 11 rimedio produsse ben presto il solito effetto : i popoli si levarono contro i proprii vescovi, ed i vescovi furono costretti a domandare al doge la pace. La causa era di-ventata comune, perchè i tre vescovi, Giovanni di Belluno, Bozo di Treviso, Sicardo di Ceneda, s’ erano uniti in società contro la repubblica. Ma il doge, per far loro intendere in tutta la sua estensione la necessità di avere amica la repubblica veneziana, trattò bruscamente gl’inviati vescovili, e, senza punto consentire alle loro inchieste, li congedò. Intanto avvenne, che nel seguente anno 993, Ottone III calasse in Italia, e che il doge spedisse ambasciatori al varco delle Alpi a complimentarlo. Accolse il tedesco monarca graziosamente gl’ inviati veneziani, e, in contrassegno di gradimento c di affetto, fece rispondere, per mezzo di loro, all’OrseoIo, clic avrebbe veduto assai volentieri in Verona taluno de'figli suoi, per essergli padrino alla cresima. Il doge, dì unanime assenso dell’ assemblea, a bella posta perciò convocata, spedì a Verona il secondogenito, a cui volle Ottone, che si cangiasse il nome, per assumere il suo. Tanta strettezza di amicizia e di alleanza scambievole, rendeva impossibile, per parte del principe qualunque protezione ai tre vescovi della marca trevigiana, nell’ affare suindicato, tra questi e la repubblica di Venezia. Era morto anche il duca Enrico, sicché loro mancava altresì quel comperato appoggio. E il bisogno degli articoli di prima necessità, particolarmente del sale, cresceva intanto sempre più nella loro diocesi, e sempre più se ne lagnavano i popoli. Perciò il vescovo bellunese e il trevigiano risolsero di recarsi a Verona personalmente, e presentarsi ad Ottone, per supplicarlo ad interporsi