316 LIBRO HI, CAPO III. « secondo il calcolo del Muratori, sarebbe ciò succeduto nel 1001. » Ma, con buona pace del Filiasi, il Muratori racconta il fatto sotto 1’ anno 998 e non sotto il 1001. Ed è ciò in tutta regola, perché si conoscono diplomi di Ottone 111 spediti mentr’ era in Ravenna, e che hanno la data de’ 9 febbraro 998, e che sono citati anche dal Muratori stesso ; sicché, se Ottone era in Ravenna nel febbraio 998, ecco che dopo la pasqua di quell’ anno si trasferì alla Pomposa e quinci a Rialto. !Né vale il dire sull’ autorità del Sagor-nino, che Ottone vi venisse prima di andare all’ assedio di Benevento, il quale assedio, essendo avvenuto nel 1001, abbia immediatamente seguitato la partenza dell’ imperatore da Venezia ; perchè anche 1’ anno 998 era prima dell'assedio di Benevento, come lo era il 1000, e come lo erano il gennaio e il febbraio di quello stesso anno, in cui vi andò. Ma poco importa, che ci occupiamo dell’ anno quando siamo certi del fatto : io sono d’avviso, che ciò avvenisse nel 998. Abbiamo dal medesimo Sagomino, che Ottone nel tempo di questa sua breve dimora in Rialto, si esibisse ripetutamente al-1’ Orseolo per concedergli qualunque grazia o favore, che avesse potuto giovare o a lui o alla nazione nelle continue relazioni, in cui erano col regno italico : e che il buon Orseolo. nulla per sé domandò, tutto invece pel suo popolo. Egli infatti domandò una novella conferma, e più ampia, di lutti i beni posseduti da chiese, da monasteri, da famiglie veneziane sul territorio del regno italico : ed Ottone gli e la concesse. Fu sommamente commendevole la magnanimità di questo monarca nel rifiutare costantemente i regali preziosi, che il doge presentavagli : ed adduceva a giustificazione del suo rifiuto, perchè non volea si dicesse da chicchessia, eh’ egli fosse venuto a Venezia per ricevere regali e non soltanto per visitare le reliquie dell’ evangelista san Marco e per godere qualche istante di libertà con un caro suo amico. Tuttavolla non gli fu possibile di esimersi dall’ accettare almeno una cattedra o seggio di avorio elegantemente lavorato a bassi rilievi, ed una piccola tazza di argento di uno squisito lavoro.