410 LIBRO III, CAPO XXX. i veneziani se ne impadronirono a forza. Ma poiché questi non vollero a parte del sacro furto i pisani, che pur vi si erano trovati testimoni, sorse tra gli uni e gli altri calda questione, la quale prese fuoco cotanto, che vennero persino alle mani, e tutte intiere le due flotte vi presero parte. Dopo un robusto combattere, i pisani, so-prafatli dal numero e delle navi e dei soldati, ebbero la peggio : perdettero venti galere ed ebbero cinque mila prigionieri. E così le armi, che si dovevano pel sacro voto adoperare contro i nemici della nostra religione profanatori dei luoghi santi, cominciarono ad essere adoperate da prima coi fratelli di religione, veneratori divoti e dei santi luoghi e delle sante reliquie dei gloriosi servi di Dio. Strano principio di una spedizione, il cui unico scopo doveva essere la distruzione degl’ infedeli ! Dopo che per siffatta guisa ebbero questi sacri combattenti incominciato a declinare dalla loro impresa, proseguirono ad allonta-narvisi. Invece di dirigere le prore dei loro navigli verso la Siria, ove il maggior numero dei crociati aveva fissato il suo campo, la flotta veneziana prese la via dell’Arcipelago e si presentò alla vista di Smirne. Questa città non era punto difesa : facilmente perciò se ne poterono impadronire, e la desolarono col più feroce saccheggio. Di là partiti, dopo sì bella impresa di non difficile valore, si trasferirono alfine a stringere di blocco la citlà di Jaifa, nel mentre che le truppe di Goffredo di Buglione la cingevano d’assedio dalla parte di terra. Altri affermano invece, che a questa impresa la flotta veneziana non abbia preso parte veruna. Checché ne sia, certo é per altro, che la piazza fu superata, e che i veneziani, perché s’avvicinava l’inverno, non vollero rimanersene in quelle acque. Voltarono le prore e se ne ritornarono alle loro lagune. Portarono seco il rubato corpo di san Nicolò, e lo depositarono nella chiesa del famoso monastero di Lido, che ne porla il nome, e che abbiamo veduto piaulala pochi anni addietro, in sulla metà del secolo di cui parlo. Il Darù non avendo veruna conoscenza né del Lido né della chiesa nè del monastero di san Nicolò,