anno 960. 259 cristiani particolarmente, colle nazioni straniere, e più precisamente coi saraceni e coi turchi. E poiché più da vicino a costoro erano in relazione i greci, perciò il concilio nazionale proibì, che il commercio nazionale si facesse anche con questi, per togliere la occasione di farli poscia arrivare nelle mani degli infedeli. Non era per altro vietato di comperarne per sé: e infatti moltissime famiglie in Venezia avevano i proprii schiavi, c questi per 1’ ordinario ottenevano la libertà quando ne morivano i padroni. Al quale proposito abbiamo la testimonianza di molti antichi testamenti, che ne davano le disposizioni : e per ricordarne una, nominerò quella del testamento di Marco Polo, il quale a’ 15 di gennaio dell’ anno 1323, scioglieva da qualunque vincolo di schiavitù Pietro suo servo. E che nel divieto di trafficare gli schiavi non si dovesse comprendere il comperarne per proprio uso, ce lo assicura una legge del 27 gennaio 1417, la quale, dopo di avere proibito il commercio degli schiavi in Ragusi e suo distretto, in pena di mesi cinque di prigione, soggiunge, che non s’ intende vietato comprarli in proprio uso. Poiché parlo di ciò, piacemi ricordare un ¡strumento del dì 11 marzo 1428, rogato in atti dal notaro Paolo Varnasa, il quale esisteva nell’ archivio delle monache di san Gerolamo, e col quale IVicolò Bellavista vendeva a Gerolamo Bellavista suo fratello « una » schiava russa di nome Liliana, di anni 33, circa, sana e intiera di » mente e di corpo e in tutti i suoi membri, che si vedono e non si » vedono, libera da male caduco, » ossia da epilessia : e la vendeva I’ uno all’ altro fratello , « secondo 1’ uso del paese, perchè il » compratore la potesse .avere, tenere, dominare con pienissima » autorità c potestà, e la potesse vendere, alienare, obbligare ad » altri, affrancarla e darla in pegno, affittarla e disaffittarla, disporne » in testamento, giudicarne per l’anima e per lo corpo, e farne in » perpetuo, egli e i suoi eredi, tultociò che gli fosse piacciuto. » Questa medesima schiava due anni avanti era stata venduta da Pellegrino Balduin a Leonardo Piiuli, al prezzo di sessanta ducati