148 LIBRO II, CAPO VI. » Dogi, come Patriarchi, Vescovi el altri huomini principali, qual-» mente io Giustiniano Ipato Imperiale et doge di Venezia per » rivelatione del Signor nostro Onnipotente et per comando del i Serenissimo imperatore et conservatore della pace di tutto il » mondo, Leone, dopo molti beneficii a noi concessi, feci questo » Monistero di Vergini in Venetia, secondo che esso volle che si » edificasse della propria Camera Imperiale ( secondo che mi com-» messe ) comandò che mi fosse dato oro et argento con altre cose » necessarie. Oltre a ciò ne fece dare, da consecrar questa chiesa » santa, le Reliquie di san Zaccaria profeta, del legno della Croce » del Signore, del panno di santa Maria, o vero de vestimenti del • Salvatore con altre sante Reliquie. Mandò anco le cose bisogne- • voli per questa opera : et maestri acciocché si finisse presto. Et • come fu compiuta, fatta congregatone, ho voluto che si preghi » Dio continovamente per la salute del santo Imperatore et de suoi » heredi. Et deliberassimo che si serbassero nella Camera, tutte le • carte sue scritte con lettere d’ oro in questa materia, et il dono, • eh’ esso ne ha mandato. Et vogliamo, che resti sempre nella » Camera del nostro Palazzo, acciocché nessuno non possa mai • dire, che il Monastero di san Zaccaria sia stato fatto di altro te-» soro che di quello di Leone santissimo Imperatore. » Due parole anche qui sull’ indipendenza costante dei veneziani da qualsiasi straniero potere ; giacché da questo diploma prese novello argomento il Laugier a negarla. Non parlo del Daru. perché della erezione tanto rinomata di questo monastero egli non fa menzione veruna. Prosegue adunque il Laugier, dopo di avere portato il diploma, e dice cosi : • Quest’ atto riportato da un autore » non sospetto è un prezioso quadro ove trovasi dipinto al naturale » lo stato della Repubblica nel tempo della sua dipendenza. Vi si • vedono ordini dati dagl’ imperatori di Oriente al capo di questa » Repubblica, una camera imperiale stabilita nel suo seno, dalla » quale non si possono estrarre denari che con la permissione ema-» nata dalla corte di Costantinopoli. Si vede che tutti i membri