92 LIBRO I, CAPO XXI. degli aderenti alla famiglia del doge trucidalo, o fosse die il contegno del figliuolo di lui, nel biennio, che aveva sostenuto la carica di maestro de’ soldati, gli avesse guadagnato 1’ affetto dell' intiera nazione, l’assemblea nominò Teodato a suo doge, correndo l’anno del Signore 7^2. CAPO XXI. I dogi Teodato e Galla. Appena egli fu sollevato alla ducale dignità, si adoperò per la prosperità dello stato, come aveva fatto l’infelice suo genitore. Propose di rinnovare i trattati di alleanza coi longobardi ; nè questi vi si rifiutarono, ad onta del loro risentimento per l’impresa del padre di lui sopra la città di Ravenna. Eglino ne avevano già fatto la vendetta sull’ esarca, ed eransi ristabiliti nel potere di quella città, da cui avevano potuto spingere più innanzi le loro conquiste in Italia. Teodato non pigliò parte veruna a questa guerra ; anzi per sei anni seppe conservare e moltiplicare la pace domestica e far prosperare immensamente la veneziana navigazione. In questa età, il commercio dei veneziani non più era limitato ai soli mari del levante, ma si stendeva a quelli altresì del ponente, e li portava a toccare le coste e i porti dell’ Africa e della Spagna. Era comune a que’ tempi il traffico di uomini e di donne, che da paesi cristiani si trasferivano ad essere venduti ai musulmani : di un tale traffico si occupavano i romani, i greci, i franchi, tutte in somma le nazioni, benché cristiane ; e lo facevano anche i veneziani. Al quale proposito ci racconta Anastasio, nella vita del papa Zaccaria, che, avendo saputo il pontefice, essere giunti alla foce del Tevere alcuni navigli, carichi di siffatta merce, non tollerò un tanto insulto, fatto alla religione e all’ umanità ; e diede ordine, che a sue spese fossero tutti riscattati e rimessi in libertà. Ciò per altro dimostra quanto nell’ Vili secolo fosse estesa la veneziana navigazione. Nel trattato di alleanza, che il doge Teodato aveva conchiuso