anno 906. 219 Loredo e Brondolo ; li saccheggiarono e li devastarono col ferro e col fuoco. Fecero altrettanto delle due Chioggic, c ne costrinsero gli abitanti a cercare salvezza nella fuga. E seguitando sempre l’esempio dei franchi, marciarono lungo i lidi marittimi di Brondolo, di Chioggia e di Àlbiola ; finche 1’ ostacolo, per essi insuperabile, del porlo di questa, li costrinse a fermarsi. Ma qui non si fermavano le loro mire : erano esse volte a Rialto, centro di tulle le ricchezze e le forze dei veneziani. Per un anno intiero stettero essi girovaghi ai confini della laguna, tentando or di qua or di là il modo di penetrarvi : ma sempre indarno. Unirono intaftlo quanle barche e battelli poterono trovarsi ; e forse ne avevano seco di quelle, che sappiamo dal Gregora (1) essere siale in uso frequentissimo presso i tartari, colle quali, benché formate di assi leggiere c di pelli non concie, ardivano passare il Danubio e qualunque allro fiume più rapido e largo. E con queste, mal calcolando il proprio svantaggio del non conoscere le nostre acque, pensavano gli ungheresi di trasferirvisi. Si trattava di superare il porto di Àlbiola c attraversare l’intiera laguna da Malamocco alla città. Non dormiva infrattanto il doge Pietro : benché tulli gli animi dei cittadini fossero occupali da spavento e poco meno che da totale disperazione. Il magnanimo Tribuno, a memoranda lezione dei secoli futuri, fece vedere, che Venezia sola, siccome aveva bastato un secolo addietro a difendersi ed a trionfare dei franchi, cosi questa volta avrebbe sola bastato a respingere e porre in rotta anche gli ungheri ; e cosi ogn’ altra volta avrebbe potuto fare altrettanto contro qualsifosse nemico 1’ avesse minacciata ; purché 1’ unione, il buon ordine, 1’ amor vero di patria ne avesse infiammato i concordi cittadini. Armò numerose flottiglie di legni leggieri; ne assunse egli stesso il comando ; e nell’ atto di allontanarsi da Rialto, così arringò le sue truppe : * Prodi veneziani ! Ecco il mo- * mento di far conoscere quanto possano in voi l’amore delia patria (i) I.ib. IV, preijo il Filiali, lotn. VI, pag. ì/jj.