196 l.IBRO II. CAPO XX. veneziani anche nel settimo secolo, e ne facevano prova gli animali di bronzo, che ornavano la chiesa cattedrale di Torcello. 1 veneziani, per continuare il racconto della spedizione contro i saraceni, furono condiscendenti a concedere la flotta desiderata all’ imperatore dei greci, il quale con quattrocento vele s’ era già preparato alla conquista di Bari, nel mentre che Lodovico ne stringeva di assedio la città dalla parte di terra. La flotta veneziana si incontrò a Taranto colla saracena, pressoché nello stesso luogo, ove ambedue avevano combattuto ventott’ anni avanti, con tanto danno della nostra, con tanto vantaggio di quella. La zuffa ricominciò, ed accanita così, quale può animarla da un lato la rimembranza di un conseguito trionfo, dall’altro l’ansietà di compiere una feroce vendetta. E questa volta la vittoria fu dei veneziani, la sconfitta dei saraceni : ed Orso doge, carico di bottino e ricco di legni e di uomini fatti prigionieri, ritornò lieto a Bialto. Per tal guisa, liberato il mare da qualunque molestia dei musulmani, potè Basilio colle sue navi continuare 1’ assedio di Bari, senza veruu timore di poter essere assalito alle spalle. Ma l’impresa non proseguì che con vantaggio dei barbari. Perchè, entrato Basilio a trattare con Lodovico del matrimonio di una figlia di questo col figliuolo suo Costantino (1), ed essendo riuscito a vuoto il progetto, a cagione di politici intrighi tra le due corti, Basilio irritato richiamò la sua flotta a Corinto, e Lodovico, dopo un anno di assedio, fu costretto a ritirare con grave sua perdita l’esercito e allontanarsi da Bari. Non è improbabile, che questa fosse la circostanza, in cui i saraceni, trovandosi sciolti da qualunque nemico e di terra e di mare, pensassero a vendicarsi del danno sofferto poco prima dai veneziani, ed allestissero perciò una nuova flotta per entrare nel golfo e penetrare nelle nostre lagune. Nel maggio adunque dell’ anno 880, spinsero i musulmani le (i) Per tacere di tanti altri, che ne scrissero, vedasi il Muratori negli Annal. d'Ital. sotto l’ann. 879.