anno 093—990. 293 ne abbiamo veduto memorie anche nei secoli addietro ; ma convien dire, che il doge ne avesse chiesto la permissione, o perchè fosse andato in disuso, o perchè, appartenendo al territorio della marca trevigiana, col cui vescovo feudatario erano i veneziani in disunione, volesse assicurarne il diritto con una nuova dichiarazione del supremo dominatore del regno. Fu in questa medesima occasione, che l’imperatore manifestò il desiderio di vedere il suo figlioccio Ottone, e i veneziani, con grande pompa di barche, gli e lo condussero; donde ritornò, alcuni giorni dopo, colmo di onori e di regali. Anche col vescovo di Treviso e con quello di Ceneda trattò il doge Pietro Orseolo per oggetto di commercio e di mercati sui fiumi e ai porti di loro appartenenza : ce ne conservò i documenti il sunnominato codice Trevisano (1), sotto il medesimo anno 993. l)a Bozo vescovo di Treviso ottenne il diritto di mercato nel porto spettante alla chiesa trevigiana ; ed era questo il mercato stesso di Treviso, ove colle barche, navigando su per lo Sile, recavansi i veneziani (2). E col diritto di mercato ebbe anche quello di riscuotere il terzo de’ pedaggi ; di vendere il sale esente, sino a quaranta moggia, da qualunque gabella ; di smerciare il vino, e di porvi un gastaldo ducale, ossia, come si direbbe oggidì, un console marittimo. Dal vescovo di Ceneda prese in affitto il porto Settimo, con altro nome chiamalo anche porto Buffolcto, oggidì Bortobujfòlè, sul fiume Livenza; e ne rinnovò il contratto anche dipoi col vescovo Causo successore di Sicardo, da cui prese in affitto anche il porto Villano. In ambidue questi castelli i veneziani avevano gaslòldi e e fondachi, e vi potevano condurre, franche da qualunque tributo, le loro merci. E di più, in tutta la diocesi di Ceneda, potevano vendere, senza pagare veruna gabella, il loro sale, sino alla quantità di (i) Pag. 82 e 90 : benché io sia d’avviso (2) Checche n'abbia detto in contrario che nel codice suddetto s’abbia d’ammettere il Temanza, nella sua Dissert. sopra di un qualche sbaglio circa le note cronolo- S. Ilario;il quale pretende, che questo no- giche. minalo nel documento sia il porto di Terzo.