212 LIBRO II, CAPO XXV. •logli slavi ; di avere, cioè, raccolto dal campo del combattimento il cadavero del doge, cui non conoscevano di persona, scambiandolo con quello di un qualche altro ragguardevole guerriero veneziano ; e tanto più facilmente poteva in coloro aver luogo 1’ equivoco, perchè il doge, quando era in guerra, non indossava già le pompose insegne ducali. Ritornò alle lagune, dopo avvenimento sì tristo, la veneziana llotta apportatrice della morte del Candiano. La perdita ne fu pianta da tutti come pubblica calamità : nè migliore conforto potè trovare a tanta sciagura la nazionale assemblea, quanto nel porre la primazia dello stato in mano del vero e leale amico della patria, che per lo amore di questa avevaia sette mesi addietro abdicata. E falso ciò che disse il Laugier e ciò che da lui copiò il Daru, che i veneziani eomiziì, nella disparità dei pareri circa la scelta del nuovo doge, richiamassero alla testa della repubblica Giovanni Parleci-pazio. Lo richiamarono sì, ma di unanime consenso, ma con intima persuasione, ma perchè ne avevano sperimentato il paterno affetto e il democratico patriottismo ; non già perchè non potessero accordarsi dei suffragi per eleggere un nuovo doge. Si fidi chi può della lealtà del francese spositore della nostra storia, il quale o non la conosce o la trasforma a suo modo. La sincerità della precedente rinunzia del Partecipazio fu attestata, più che dalla prontezza nel ritirarsi allora a vivere vita privata tra le mura domestiche, dalla ferma resistenza, eh’ egli oppose adesso a riassumere la suprema dignità dello stato, a cui Io chiamava di unanime accordo la nazionale assemblea. Dopo caldissime e ripetute istanze, vi si piegò ed acconsentì d’ essere doge una seconda volta: non lo fu sette mesi intieri. Quando vide assestati molti affari, che ne avevano d’ uopo, e ricomposti secreti intrighi, che stavano per ¡scoppiare in tumulti, fece ogni sforzo, perchè si radunassero i comizii ad eleggere un nuovo doge.