312 LIBRO III, CAPO XII. Così l’Orseolo, ricco di nuove glorie cd essendosi acquistalo novelli diritti alla riconoscenza della patria, lece ritorno alla sua sede in Rialto. CAPO XII. 1/ doge Ottone è deposto ed esiliato: gli è sostituito Pietro Centranigo Barbo/ano. Poco tempo trascorse dopo il suo ritorno, e invece di riconoscenza P odio fomentalo dall’ invidia dei nobili fu il premio di laute virtù e di tante azioni magnanime del benemerito doge. Una nuova congiura si ordì infatti contro di lui, o, per meglio dire, se ne ridestò P antica ; cd alla testa dei congiurali si pose un Domenico Fla-bianico, uomo fiero e capace di ogni delitto. Egli assunse il carico di far deporre dalla ducale dignità Ottone Orseolo, soltanto perchè desiderava di soltcntrargli. Se ne cercò l’occasione, che presentasse ima buona apparenza di ragionevole/za in faccia al pubblico, c finalmente la si trovò. Per più di due anni avevano serpeggialo intanto i mali umori, e il fuoco, alimentato così in occulto, dispone-vasi ad ¡scoppiare ad ogni lieve scintilla in un incendio vastissimo. E l’occasione fu, eh’essendo morto, circa Panno 1026, il vescovo olivolese Domenico Gradenigo, la famiglia dei Gradenighi, eh’ era molto potente, fece segreti maneggi perchè gli fosse sostituito sulla cattedra episcopale un nipote, che aveva nome similmente Domenico, ma che contava appena diciotlo anni di età. S’ignora come si contenesse circa questa elezione il patriarca di Grado ; si sa bensì, che il doge negò di acconsentire alla scelta. E fu allora, che i Gradenighi, aiutati e stimolati dai Flabianici, mossero il popolo a tumultuosa rivolta contro P Orseolo, e Io spinsero a volerne la deposizione e Pesilio. S’impadronirono infatti di lui, gli raserò la barba e lo cacciarono a Costantinopoli. Nè fu dissimile la sorte del patriarca fratello: perchè anch’egli, trovandosi mal