19!) tina della donna, un bel duetto fra il basso e il tenore, un buon finale nel prim’ atto, ed un duetto fra’ due bassi nel secondo, che fu al pubblico più accetto e gradito di tutta la composizione, nella quale i maestri lodarono pure assai la perita istrumentazione. In generale non ci manca l’arte; la mancanza è un po’for-se dalla parte dell’ estro, quando di questa non si dovesse dar cagione al libretto, il quale, salvo il rispetto, che noi portiamo a tutte le donne in generale, ed alle poetesse in particolare, è cosa pochetta assai ; tanto che non vale uè meno la spesa che se ne parli. La poesia melodrammatica, mutando sesso, non ha mutato fortuna, e il poeta in gonnella non trovò versi migliori dei poeti, fatte le debite eccezioni, in giustacuore. Ma se il maestro,Lillo poco obbligo s’ ebbe alla poesia, ben molto ne deve avere a’ cantanti. E di vero noi possediamo, questo carnovale, tal compagnia, che pochi altri teatri ne possono vantare la simigliante. L’ Ungher ci ritornò nella sua prima interezza, e colorò la parte di Rosmunda con tutta quell’arte drammatica, e quel potere d’ effetto che s’ ammirarono due anni sono in quell’ Antonina eh’ ella