U34 LIBRO IV, CAPO Vili. » facta futi e sulla collocazione del vocabolo yemmis ; osservando, » che non si sarebbe usato un passivo assoluto per esprimere un » attivo determinato, e che la parola yemmis, posta immediatamen-» te dopo, indica una restaurazione, anzi ne determina la qualità. » Ma Cicognara non pensava al certo, che i documenti dell’ evo • medio non devono essere interpretati colla ragion grammaticale » e come si espongono nelle scuole Tullio e Virgilio, e che nelle » carte scritte nei tempi ne’ quali la grammatica latina periva e » creavasi la lingua italiana, non devesi cercar il valor dei voca-» boli, ma si veramente il senso ¡storico. Se ciò fosse altrimenti, » come spiegherebbesi, ad esempio, il Sagomino, alle cui orec-» chie il vocabolo siquidcm suonava tanto armonioso, che oltre, il » prodigarlo ad ogni pagina, incomincia : Siquidcm Veneliae duae » sunt P Questo cronacista ci offre un esempio quasi identico a » quello compreso nell’ iscrizione, di cui trattiamo, dove, parlando » di Agnello Partecipazio, dice che Palatii huc usque manentis fue-» rat fabricator. Secondo la logica del Cicognara, converrebbe in-» tendere che Agnello Partecipazio facesse gittar le fondamenta » del palazzo ducale, prima ancora di essere eletto doge, per la » ragione, che il cronacista usò un passato più che perfetto invece • di un semplice, clic avrebbe naturalmente dovuto. — Ma ciò, » che per vero toglie ogni dubbio nella nostra iscrizione, è il verso » che seguo, in cui si dice la tavola rinnovata sotto il ducato di » Pietro Ziani. Trattasi qui non di parole, ma di un fatto, e quando • si avesse voluto esprimere una seconda rinnovazione, si sarebbe » sentita la necessità di distinguerla espressamente in qualche mo- • do, più e meglio che non siasi fatto nell’ iscrizione qual è. Per • la qual cosa, stimando il nova un avverbio, e il yemmis dilissima » un inciso naturale alla lingua, non artificio del poeta, crediamo » dover tradurre coll’ aiuto della storia e della logica, più che della » grammatica, cosi :