416 libro IV, CAPO III. grave il danno che meditavano di recare a coloro in casa propria di quello che se avessero cercato di scacciarli dall’ altrui. La fiotta infatti fece vela verso Brindisi ; ivi sbarcarono le truppe ungheresi ; e queste per terra e quella per mare sorpresero la città, che si trovava senza difesa ; se ne impadronirono sull’ istante ; vi posero forte guarnigione, e poscia, diviso in varii drappelli, tutto il resto dell’ armata si disperse a destra e a sinistra a porre tutto il paese a ruba e a fuoco, e a recarvi il guasto più orribile. Ruggieri, che non s’ aspettava un si funesto infortunio e che non aveva forze da opporre alla formidabile irruzione, stimò meglio placarne colle promesse il furore. Vi riuscì ed ottenne la pace ; ma obbligandosi a non molestare mai più i veneziani (1). Eglino furono condiscendenti a concederla, perche non aspiravano alle conquiste : si contentavano soltanto di avergl’ insegnalo a rispettarli. Ritirarono le truppe da Brindisi, e ritornarono a Venezia carichi di bollino c gloriosi per l’ottenuto trionfo. Fu probabilmente nella circostanza di questa spedizione, che i veneziani si fecero rinnovare le antiche promesse di devozione e di sudditanza dalle città di Spalatro e di Traù : e forse ciò avvenne anche prima d’intraprenderla. Esistono inseriti nel codice Trevisa-neo (2) i due documenti, che ne hanno relazione, ed olirono la data del maggio dell’ amino 1097, indizione V. 11 doge Vitale I Michele vi è intitolato glorioso doge di Venezia, della Dalmazia e della Croazia, e prosebaste imperiale. CAPO III. Soccorsi prestati dai veneziani alla contessa Matilde. La celebre contessa Matilde, che tanto aveva fatto contro l’imperatore Arrigo IV per difendere la causa del papa, erasi ridotta (i) Tuttociò è narrato dal Bonfiui, Rerum HungnricarDee. II, lib. V. (a) Pag. 117.