ANNO 1094. 591 rose : a memoria di cui, sino al giorno d’ oggi si usa, nei vesperi solenni dell’anniversaria ricorrenza del prodigioso avvenimento, aspergere i canonici con acqua di rose, dopo la consueta incensazione del Magnificat. Ma vera fosse o non vera 1’ apparizione del braccio, può non di meno chiamarsi apparizione anche lo scoprimento di quella cassa, che ne conteneva le sacre spoglie, le quali acciocché non fossero mai da chicchessia trafugale, erano state probabilmente nascoste nell’interno di quel pilastro; c se n’era smarrita affatto ogni memoria, forse perchè la peste del 1004, o quell’allra del 1093, aveva tolto dal mondo chi ne custodiva il secreto. Egli è perciò, che non mi sembra potersi far buona l’osservazione del Carli (1), il quale, scrivendo sa questo argomento, disse : « Dopo anni CCLXV sarà stalo assai difficile provare 1’ iden-» lità del corpo, tuttoché fosse con tanta facilità escilo per miracolo » da una colonna, dove pur, per più grande miracolo, sarà entrali to. » Non mi sembra infatti necessario il supporre un miracolo per far entrare quella cassa nel pilastro, perchè senza miracolo potè averla celala colà nell’828 il Partecipazio, il quale, seguendo il costume del suo secolo di nascondere le sacre reliquie nell’ interno delle pareti, acciocché non venissero trovate e rubate, le racchiuse appunto nell’interno della colonna, ossia del pilastro medesimo. Ed a questo proposito, aggiungerò, non essere già, il luogo ove questa cassa fu segnata, una colonna tutto solida c piena, ma un vero pilastro quadrato e vuoto; sicché nell’ interno vi si potè celare, senza verun miracolo, quella cassa. E questa, per verità, era una delle più ovvie e più comuni maniere di occultare allora le reliquie e i corpi dei santi ; e fa meraviglia, che i veneziani, tanto gelosi del possesso di queste, ricorressero alla più frequente ed usitata. Imperciocché troviamo, chc in quei secoli ponevansi non di rado più casse o sotto gli altari o sotterra, e queste sottoposte le une alle altre, e le superiori per lo (i) Antichità Italiche, ciliz. II, l«»m. IV, pag. 212