ANNO 8*10. 183 » o cariche di macchine da lanciar dardi, sassi, c fuoco greco o » marino. » Pietro Tradonico salpò dalle veneziane lagune colla sua formidabile flotta, e fece vela sino all’ estremità della Calabria, ove nel golfo di Taranto raggiunse le navi dei greci. Non tardò a presentarsi loro di fronte la flotta degl’ infedeli, che avevano fatto già molti sbarchi nell’ Italia meridionale, mettendo a ruba, a ferro, a fuoco tutti quei fiorentissimi luoghi, per cui erano passati. Conduceva i saraceni 1’ Emir Saba, cui presso a Crotone assalirono i nostri coraggiosamente : combatterono con assai di valore ; ma soverchiati dal numero troppo maggiore dei barbari dovettero finalmente soccombere. Pochi ebbero scampo nella fuga ; i più rimasero morti o prigionieri ; la flotta cadde tutta intiera in potere del vincitore, il quale, gonfio della riportata vittoria, spirando furore e strage, imbarcate sulla predata flotta le sue soldatesche, diedela ai venti e ai remi su per 1’ Adriatico. Vennero sino alla Dalmazia : nel secondo giorno di pasqua, presero la città di Auserà, ossia di Ossaro, e la diedero alle fiamme. Da quel litorale, attraversando il golfo, approdarono al contrapposto ; e da Ravenna sino ad Ancona, saccheggiarono, trucidarono, incendiarono. Nel ritornarsene col bollino alla volta della Sicilia, incontrarono per viaggio alcuni legni mercantili dei veneziani : li presero, ne uccisero le persone, s’impadronirono delle merci. Tal fu 1’ infelice riuscita di questo memorando combattimento. CAPO XVI. Trattato dei veneziani coll’ imperatore Lotario. Nè i veneziani accagionarono della sofferta sventura il doge Tradonico : o fosse chc ne avessero tanta stima ed affezione per la saggezza del suo governo ; o fosse che la gravezza del danno li tenesse oppressi e avviliti ; non ne menarono querele. E forse ne