anno 1072. 367 religioso avevano intrapreso il pellegrinaggio della Terra santa, e ritornandovi, sbarcarono, nel 1002, presso alla città di Salerno, assediata allora dai saraceni. N’ era principe Guimaro : a lui si esibirono per combattere contro gli infedeli ; lo aiutarono valorosamente, sconfissero gli assediami, e in fine, colmi di ricchi donativi, furono licenziati, perchè alle loro case ritornassero. Ma in licenziarli, Guimaro li pregò a ritornarvi più numerosi per difendere quel suo paese. Vi ripassarono perciò in varii tempi, e tal volta più, tal volta meno numerosi ; tal volta formando grosso corpo di esercito ; sicché più volte ebbero a misurarsi coi saraceni ed a ridurli a pessimi estremi. Ma invaghiti costoro a poco a poco della fertilità ed amenità del paese, adoperarono le proprie armi, non più a difesa di chi gli aveva invitati, bensi ad ingrandire e a conquistare per sé. Cosi nell’anno 1041 s’impadronirono della Puglia; cosi nel 1039 ottennero dal papa Nieolò li l’investitura del ducato di Benevento e della Calabria; cosi in seguito si dilatarono vieppiù ancora sino ad ottenere il dominio della Sicilia. Nel progresso di questi notevoli ingrandimenti, i normanni si erano dati più volte a molestare, oltreché i saraceni, anche i greci, ed avevano cagionato a quegl’ imperatori dannosissime perdite. I loro maneggi avevano perciò posto a rumore altresi le città della Dalmazia, e persino ne aveano ridotto alcune al loro partito. Non potè piacere tal cosa ai veneziani; sicché, radunata prestamente la nazionale assemblea, si deliberò di allestire con tutta sollecitudine una flotta e d’inviarla verso quelle coste : il doge stesso ne assunse il comando. La comparsa delle navi veneziane in quelle acque bastò perchè i normanni se ne ritirassero prontamente : e allora il doge rinnovò con tutte quelle città gli antichi patti, e le costrinse a promettere inoltre, che mai più in avvenire non avrebbero relazione coi normanni. Nel codice Trevisaneo esistono tuttora le proteste di Zara, di Spalatro, di Trau, fatte formalmente al doge Selvo, di non invitare mai più i normanni in Dalmazia; ed obbligaronsi a mantenere questa promessa sotto pena di morie e di confiscazionc dei