anno 97tì. 271 un’ ampia quietanza, che tValdrada, duchessa un tempo della Vene-zia, faceva in generale al doge Pietro Orseolo e al popolo vendico per tutta la pingue sua dote restituitale, e « per quattrocento libbre » di argento coperto, clic a titolo di morganado (1) aveva ricevuto » dal marito il giorno delle sue nozze; oltre ad altra ben grossa » somma, che ave\;ale regalalo, di argento lavorato e non lavorato, » di ferro, di bronzo, di rame, di slagno, di letti ornali e apparec-» chiati, di armi, di navigli, di servi, di schiavi, ecc. « Di tulle le (piali ricchezze fece Waldrada una solenne rinunzia e si contentò di ricevere la sola sua dote : lanta fu la destrezza del ducale invialo Carimano. Due osservazioni ci si offrono spontanee sull’ appoggio della sumincntovata quietanza ; c queste circa lo stalo della floridezza dei veneziani in quell’età. La famiglia dei Candiani, che lauto aveva prodigato in regali alla sposa Waldrada, era bensì potentissima e ricchissima, ma non era la sola: altre ve n’ erano al pari ili essa, e tutte avevano potuto arricchirsi cotanto per la prosperità del traffico, a cui attendevano e da cui, come da inesausta miniera, traevano ogni sorta di utilità. E inoltre, quel documento ci fa sapere, clic, tra i regali offerti dal Candiano alla sposa sua, erano anche dei navigli, e pare che di questi le facesse regalo, perchè ancor essa, com’egli, il proprio privato commercio potesse fare: così la pensa il Filiasi (2). Regolale così le controversie coll’ estero, si applicò il doge Orseolo a regolare sapientemente anche le interne finanze dello Slato. Radunò pertanto la generale assemblea della nazione, e ristabilì il pagamento delle decime, che annualmente solevano pagare gli antichi veneziani per la salvezza, dicevano essi, della loro patria. Ed era questo un tributo, che ciascheduno pagava al fisco, perché (i) Questo barbaro vocabolo dei lede- ni costumasi. Esso consisteva allora nella schi esprimeva un grosso regalo, che lo spo- quarta parie dei beni mobili e immobili so soleva tare alla sposa nel di medesimo del marito. degli sponsali, siccome anche ai nostri gior- (2) Tom. VI, cap. XVI, pag. 2o5.